Delegazione in Donbass, accordi con 5 imprenditori Veneti

Dalla Guerra al Futuro. Di ritorno dal Donbass, Ferrari e Bertoni raccontano a Ticinolive la realtà di un paese che guarda lontano. E, col Veneto, pensa già alla cooperazione.

Rivivere dopo la guerra è possibile. Risorgere dalle ceneri di un’epoca, per costruire il futuro, è un dovere. Sono stati stipulati accordi economici, per far ripartire il Donbass, (tutt’oggi in guerra con l’Ucraina dal 2014 n.d.r), gettate le basi per far prosperare, in futuro, sia questa zona, così dimenticata dall’Europa, sia l’Italia, per molti l’unico paese sanzionante ad aver sofferto per le sanzioni (da lei stessa) imposte alla Russia.  Ce ne parlano Gianmatteo Ferrari e Luca Bertoni, rispettivamente il vicepresidente e il segretario dell’Associazione Lombardia Russia, di ritorno dalla missione diplomatica nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk.

Gianmatteo Ferrari racconta la realtà del Donbass alla Redazione di Ticinolive

Gianmatteo Ferrari, da chi era composta la delegazione della quale Lei ha fatto parte e quale era lo scopo della stessa?

Siamo orgogliosi ed onorati per essere stati la prima delegazione estera in Donbass per una missione di affari.

Abbiamo portato nelle due Repubbliche del Donbass, Donetsk e Luhansk, cinque imprenditori Veneti di vari settori, dall’elettronica, alle energie rinnovabili, ai mobili, per gettare le basi per una possibile cooperazione futura.La Delegazione, guidata dal vicepresidente dell’Associazione Veneto Russia, Palmarino Zoccatelli e dal coordinatore ed interprete Eliseo Bertolasi, ha incontrato il vice ministro degli Esteri e il vice ministro dell’Economia della Repubblica di Donetsk e il Presidente della Repubblica di Luhansk.

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La delegazione presso il vice ministro degli esteri della DNR – Donetsk: Natalia Mikhailova

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Gian Matteo Ferrari

Quali sarebbero i vantaggi commerciali derivati dai Vostri accordi?

Esportare, senz’altro. Le Repubbliche non sono soggette alle sanzioni, al contrario della Russia, pertanto produrre mercanzia e prodotti (ad esempio le mozzarelle) all’interno dei loro confini ed esportarli verso la Russia, sarebbe soltanto vantaggioso. Stiamo parlando di tassazione inesistente e aliquota zero.

Con una tassazione inesistente, com’è il tenore di vita?

Essendo comunque ancora una zona di guerra (Onu e UE non riconoscono l’indipendenza) si parla di stipendi mensili che variano da 40 a 100 euro al mese. Non si può tuttavia parlare di povertà, i beni di prima necessità non mancano. Abbiamo visto negozi alimentari e scuole, e noi stessi alloggiavamo in un hotel a cinque stelle costruito nel 2012.

La Realtà della guerra è visibile anche in città?

No, il fronte è a 10 km e di spari non se ne sentono.  L’idea è quella di una normalissima città.

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Gianmatteo Ferrari e Luca Bertoni insieme a Oleg Akimov, vice presidente della repubblica di Lugansk e presidente del sindacato della LNR

Solo pochi mesi fa si parlava delle 40 mila unità mandate dal Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, a rimpinguare le fila della NATO contro la Russia. Dopo l’elezione di Trump, cosa è cambiato?

Trump non ha promesso un dollaro alla NATO, a differenza dei suoi predecessori. E la NATO, figlia del regime degli USA, da questi precedentemente finanziata per l’85%, ora priva di sostentamento, sta ormai divenendo acquiescente.

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Luca Bertoni

Continua il Reportage Luca Bertoni, che testimonia e conferma  la realtà di un paese dimenticato, ma che ha tanta voglia di ripartire.

Cosa le lascia questa missione diplomatica appena trascorsa?

Senz’altro lascia al Donbass e al Veneto saldi accordi da sviluppare in futuro. A me, personalmente, ha colpito la forza che appartiene agli abitanti i quali, rimasti, hanno tanta voglia di ripartire. E ricostruire la propria vita, nella loro terra.

Quando nel 2014 è scoppiata la guerra, i non filorussi sono scappati in Ucraina, i filorussi, al contrario, in Russia. Eppure oggi, quelli che non se la sono sentita di lasciare tutto per ricostruire altrove, hanno una forza d’animo che stupisce. La guerra sta scemando, lo si sente dalla voglia di ricominciare, dalla lungimiranza degli abitanti, e dalle loro speranze.

Un viaggio in una realtà di guerra dev’essere stato comunque tortuoso…

Siamo partiti da Verona e da Milano, e siamo atterrati a Rostov, l’ultima città della Russia. Di qui sono venuti a prenderci in macchina i delegati delle due Repubbliche del Donbass.

In Donbass non ci si va da turisti, anzi, farlo sarebbe impossibile. C’è da passare la frontiera, e da prevenirsi con accordi diplomatici con le istituzioni. Chiaramente sono esperienze che formano, che mostrano che c’è la possibilità di stipulare accordi e guardare al futuro, anche fuori dall’ottica restrittiva e spesso opprimente dell’UE.

E gli imprenditori veneti? come hanno reagito?

Hanno trovato buone possibilità per il loro business, e per il bene del commercio sia dell’Italia che del Donbass. Possiamo sperare, dunque, ma anche iniziare questa cooperazione. Ci auguriamo di fare lo stesso, magari in un futuro prossimo, con gli esponenti dell’imprenditoria lombarda.

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