Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato il 29 novembre, mette in guardia contro nuove possibili rivolte nei paesi del mondo arabo.

Il rapporto sottolinea che nel 2014, la popolazione di questi paesi rappresentava il 5 % della popolazione mondiale, il 45 % del terrorismo mondiale e il 58 % dei rifugiati. Oltre al 68 % delle vittime di guerra e il 47 % di sfollati all’interno dei propri paesi.
Il rapporto sottolinea che nel 2002 i paesi arabi in guerra erano 5. Oggi sono 11 e entro il 2020, 3 arabi su 4 potrebbero vivere in un paese in guerra.

Si contano 105 milioni di arabi di età compresa tra 15 e 29 anni e questa popolazione si marginalizza velocemente a causa della disoccupazione e della povertà. Nel mondo arabo, in media il tasso di disoccupazione raggiunge il 30 %. Tra la giovane popolazione araba femminile raggiunge il 50 %.

I dirigenti dei paesi arabi cercano di rafforzare i propri imperi per proteggersi dalle minacce di rivolta che in simili contesti assumono un peso evidente. Ma invece di investire nello sviluppo del paese, acquistano armi dai paesi occidentali.

In passato, i giovani arabi partivano all’estero per trovare lavoro o proseguire gli studi. Ma i 22 paesi della Lega Araba hanno raramente firmato accordi di libera circolazione delle persone. La mobilità non fa parte delle possibilità date ai loro giovani, anche perchè molti di loro vivono in zone circoscritte a causa della guerra. Di conseguenza, molti giovani diplomati provano a emigrare, spesso illegalmente, verso i paesi europei o verso altri paesi dove pensano di avere una qualche possibilità.

Il rapporto consiglia di facilitare gli spostamenti dei giovani arabi da una regione all’altra. Sono giovani che votano di meno rispetto alla media mondiale, ma hanno una spiccata tendenza a manifestare. Gli analisti delle Nazioni Unite osservano che i disordini sociali nel mondo arabo tendono a sopraggiungere ogni 5 anni e che sono sempre più ampi. Sono stati particolarmente sostenuti nel 2001, 2006 e 2011, il che significa che presto vi potrebbero essere nuovi disordini di vasta portata.