Dalla baronessa Antoinette St. Legér, al finanziere tedesco Max Emden, all’attuale proprietà pubblica

Antoinette Bayer nasce a San Pietroburgo nel 1856, con ogni probabilità figlia dello zar Alessandro I: difatti sua madre Guglielma Bayer aveva libero accesso alla corte. A 16 anni era emigrata a Napoli dove si sposò per la prima volta. Segue un secondo matrimonio con un certo Jaeger. Nel 1881 sposa Richard Fleming, ufficiale dell’esercito britannico; si trasferiscono sulle sponde del Lago Maggiore. In Ticino Antoinette arriva alla Baronata di Minusio (è raffigurata con l’allora sindaco di Locarno Francesco Balli e suo fratello Emilio, archeologo).

briss-1-isole-brissago-baronessa-st-leger-1Con la morte di uno zio del marito, barone St.Legér, riceve una eredità cospicua che le permette di acquistare per Fr.20.000.- l’Isola dei conigli (così erano chiamate allora le Isole di Brissago). L’atto d’acquisto porta la data del 7 luglio 1885. Subito ebbe inizio la trasformazione dell’Isola Grande in parco, che venne dotato di piante rare, come gli Eucalipti dell’Australia, di diverse Palme, come lo dimostra ancora oggi il bellissimo esemplare di Phoenix canariensis.

briss-4-isole-brissago-parco-st-leger-c-1900-1Antoinette frequenta Franz Liszt e gli ambienti musicali, poi i Troubetzkoi (artisti con la villa a Ghiffa), il pittore verbanese Daniele Ranzoni e l’artista locarnese Filippo Franzoni. Sull’isola vi affluivano anche poeti, tra i quali Rainer M. Rilke e Luigi Menapace che dedicò alla Saint Leger alcune righe nel suo libro «Sole d’Ascona», del 1957. Antoinette passa la vita fra salotti letterari e concerti, con fitti rapporti epistolari in tutte le lingue, ad Ascona conosce molti artisti e personaggi della cultura, fra i quali la russa Marianne von Werefkin, ed è ispiratrice dello scrittore irlandese James Joyce.

briss-2-isole-brissago-villa-st-leger-1A causa di investimenti in miniere e in istituzioni fallimentari la baronessa si vide costretta nel 1927 alla vendita della proprietà, acquistata dal tedesco di Amburgo Max Emden. Si ritirò prima a Mosca e in seguito tornò in Ticino per cercare di recuperare qualcosa dei suoi beni, purtroppo senza successo, ma spendendo parte del suo patrimonio. Oramai in miseria, i “predatori” la ricoverarono alla casa di cura San Donato ad Intragna, dove mori il 24 gennaio 1948. I suoi resti mortali vennero trasferiti nel 1972 sulla Grande Isola e interrati sotto un cespuglio della Nuova Zelanda.

briss-5-isole-di-brissago-interno-villa-st-leger-1Negli anni Ottanta, l’antiquario Monza di Viganello mostrò al sottoscritto una incredibile collezione di opere e suppellettili appartenuti alla baronessa St.Legér che l’antiquario disse provenire da un non meglio identificato notabile locarnese.

La seconda vita delle isole

Max Emden, finanziere, dottore in chimica e mineralogia, proprietario in Germania di una catena di negozi, che aveva acquistato le isole da Antoinette per Fr.350.000.-, costruì il palazzo attuale non risparmiando nè la costruzione della baronessa, nè la chiesetta di San Pancrazio. Dal 1927 al 1940 sulle isole regnò un’altra atmosfera, quella dei neo-ricchi della Germania del dopoguerra.

briss-6-isole-brissago-costruzione-villa-emden-2Dopo la sua morte, avvenuta in una clinica del Locarnese, Emden venne seppellito nel cimitero di Ronco s/Ascona. Come avvenuto precedentemente per la Baronessa St.Legér, anche in questo caso fu trafugato parte del mobilio, ma anche delle importanti opere d’arte che si trovavano nella villa.

Il figlio di Emden, Hans Erich perseguitato in quanto ebreo, nel 1940 abbandonò la Germania e si rifugiò in Cile. La Svizzera gli avrebbe rifiutato un permesso di soggiorno.

Dopo la Seconda guerra mondiale Hans Erich Emden ritornò alle Isole di Brissago, ma trovò la villa praticamente vuota e le opere d’arte erano sparite. Hans Erich offrì allora la proprietà al miglior offerente.

Alcune personalità s’impegnarono a impedirne la vendita a certi speculatori, che ne avrebbero fatto una casa da gioco e un dancing.

briss-7-isole-di-brissago-villa-emden-1Molto si deve a Brenno Galli che, nella funzione di consigliere di stato riuscì nell’impresa e potè inaugurare il «Parco botanico del Cantone Ticino» il 10 aprile 1950, dopo che, nell’autunno 1949, enti pubblici avevano sottoscritto l’accettazione di un diritto di compera che equivaleva al regolare trapasso della proprietà. Cosi le Isole divennero per metà proprietà del Cantone; per il resto vennero suddivise tra i comuni di Ascona, Ronco s/Ascona, Brissago, la Lega svizzera per la protezione della Natura e quella per la protezione del patrimonio naturale. I rappresentanti di questi comproprietari costituiscono il Consiglio di Amministrazione. Accanto all’Amministrazione esiste dal 1959 una Commissione cantonale per il Parco, di cui la gestione è affidata al Dipartimento della pubblica educazione.

I “misteri” delle Isole continuano

Hans Erich Emden non raccontò a suo figlio Juan Carlos la storia della famiglia. Quest’ultimo ne venne a conoscenza dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, in seguito ad un indennizzo per un immobile espropriato ai tempi della guerra.

Per un caso fortuito Juan Carlos Emden, oltre alla vicenda della vendita delle isole, venne a conoscenza di un dipinto appartenuto a suo nonno Max, finito in circostanze poco chiare nella collezione Bührle: il “Campo di papaveri a Vétheuil” di Monet, che si trovava alle Isole di Brissago. Emil Bührle acquistò il Monet nel 1941. Gli eredi di Emden si attivano e vogliono sapere se la vendita fu regolare o se la guerra, o altre circostanze, “contribuìrono” a far passare di mano il dipinto che nel giugno del 1940, alla morte di Max Emden, si trovava ancora nella villa sulle isole di Brissago. Come arrivò il Monet tra le mani di Bührle? L’avvocato tedesco Markus Stötzel, di Marburg, ritiene che il trasferimento «avvenne in circostanze sospette e mai chiarite».

La storia di Max Emden e del suo tesoro è stata raccontata ne «I misteri delle isole» (2007), un documentario realizzato dalla Televisione svizzera di lingua italiana (TSI).

Jean Olaniszyn