Governo non eletto – Atto IV – va in scena Renziloni”

“Bisogna che tutto cambi, perché tutto rimanga com’è” Ovvero l’Italia.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, quando mise in bocca la celebre frase al principe Salina, del Gattopardo, mettendo così in scena la maggioranza di potere corrotta e versatile, pensava veramente all’Italia!

Forse qualcuno potrebbe obiettare che non si possa equiparare la monarchia savoiarda all’Italia piddina, ma onestamente, parliamoci chiaro: un governo non eletto dal popolo, è forse un regime democratico? “Ma il popolo non elegge il governo, elegge il parlamento” obiettano i sostenitori dei governi non eletti. Benissimo. Quindi. Un parlamento non eletto dal popolo è forse un regime democratico? E per la quarta volta. E con (più o meno) le stesse persone.

Angelino Alfano, il noto (poco amato da Salvini per la sua politica filoimmigrazionista di Mare Nostrum e Triton) ex ministro degli Interni, diviene ministro degli Esteri. “Ve li vedete lui e Gentiloni a trattare con Trump e Putin?” scrive su facebook un indignato Matteo Salvini, che commenta con “non ho parole.” Anche Di Battista (M5S) e Meloni (FdI) promettono battaglia in piazza.

Rimangono ai loro posti Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute (celebre per il fertility day, giorno in cui raccomandava agli italiani di “non sprecare gli spermatozoi” ma di procreare, poiché l’Italia, si sa, è un paese in declino. (e allora perché non attuare sussidi per la maternità?…)) e Dario Franceschini, forse il meno contestato, Ministro della Cultura (certo, che occasione avere un tale incarico nel paese la cui (forse unica rimasta) è proprio la Cultura!).

Ministro dell’economia il vecchio lupo di mare europeista Pier Paolo Padoan.

Infine, da Ministro per lo Sviluppo economico (ora soppiantata da Carlo Calenda) la regina del gossip (ma che punta ad arrivare regina d’Italia, di questo passo) la signora delle banche Maria Elena Boschi, che assurge alla prestigiosa carica di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L’ascesa di una nominata.

La Boschi, vale la pena ricordarlo, in caso di vittoria del No (e la vittoria c’è stata!) aveva però dichiarato: “Se vince il no, lascio la politica. Se il referendum dovesse andare male ci saranno altri, noi non andremo avanti con il nostro progetto politico. Noi faremo altro. Ma vinceremo e questo problema non si porrà” spiega Boschi. “Noi – ha aggiunto – siamo stati molto seri e questo credo che sia un nuovo modo di fare politica. Ci siamo assunti un impegno per cambiare le cose, se non dovesse essere quello vogliono i cittadini come faremmo a restare?”. Già, come hai fatto, Maria Elena?