“Incontro democratico “ e prospettive per il futuro (titolo originale)

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo testo interessante che, anche esercitando su noi stessi il massimo sforzo pensabile, non riusciamo ad approvare. Formuliamo un’osservazione soltanto: la firma in calce a questo “manifesto della sinistra” NON È quella di un socialista (almeno in senso formale). È una riflessione che viene automaticamente allo spirito nel momento in cui il Partito liberale radicale si appresta ad eleggere il suo nuovo presidente.

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Facendo un minimo di ricerche stamani mi sono imbattuto in Ticinotoday del bravo giornalista Alessio Moretti, dove ho trovato questo passaggio (da un articolo del 7 dicembre):

” Eppure la serata di ieri, dopo un lustro, ha segnato l’ingresso dell’ex ministro Laura Sadis all’interno del comitato dell’associazione “Incontro democratico” (assieme a Virginio Pedroni, già vicepresidente del Psu, già candidato, nel 1996, alla presidenza del Ps Ticino, poi battuto da Anna Biscossa). Sadis andrà a dar man forte agli altri membri del comitato di “Incontro democratico”, che è composto fra gli altri, da Matteo Quadranti [candidato alla presidenza del PLR, ndR], Corrado Barenco, Manuele Bertoli, Jacques Ducry, Diego Scacchi, … “

Dunque Laura Sadis, che nel 2007 disarcionò la leader dell’ala liberale Marina Masoni, dopo una dura campagna intrisa di veleni e di incredibili bassezze. So di essere impopolare (è il mio destino, che accetto con rassegnazione) ma mi permetto di osservare che allora il PLR era ancora il primo partito. Il rumoroso giubilo dei vari Sadis (eletta), Ducry, Gendotti, Caratti, eccetera, fu (tutto sommato e a ragion veduta) abbastanza stolto.

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L’associazione “ Incontro democratico “ (ID) è stata fondata nel marzo 2010, perseguendo intenti di politica culturale con una presenza nella vita sociale del Cantone indirizzata ad un suo orientamento progressista e democratico, nel solco di una tradizione tuttora sentita. A sei anni di distanza (ed è quanto ha fatto l’assemblea di ID che si è tenuta il 6 dicembre) si deve con rammarico constatare che l’ambiente politico/ideologico che attualmente caratterizza il Ticino è in aperto contrasto, per non  dire del tutto contrario, ai principi che stanno alla base dell’associazione.

A questo proposito è utile riprendere  il manifesto che riassume le sue posizioni e i suoi ideali e che  contiene i seguenti principi: – difesa dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali e sociali ; –  laicità dello Stato, quale valore fondante di una società che voglia professarsi democratica; –  primato della scuola pubblica; –  necessità di seguire i dettami di uno sviluppo autenticamente sostenibile; – assegnazione allo Stato del ruolo di elemento forte di riequilibrio delle diseguaglianze sociali e territoriali.

Dal manifesto di “Incontro democratico” si deduce, quindi, che ciò che si desidera nel nostro cantone è una società aperta , caratterizzata dal  multiculturalismo e da un’efficace coesione sociale di ogni elemento della società stessa.  Ci rendiamo conto che, con queste idee, ID rappresenta una minoranza, di fronte alla dominante tendenza alla chiusura e all’isolamento, tipica della Lega ma non estranea a talune correnti dei partiti tradizionali: l’impegno di questa minoranza della cittadinanza ticinese (formata sostanzialmente dalle forze politiche e ideologiche di sinistra, anche al di là dei partiti) è di lottare contro questa mentalità. La quale si manifesta sia in questioni schiettamente politiche, come i tagli al preventivo votati a maggioranza dal centro-destra in Gran Consiglio a danno dei ceti meno favoriti (misure ora oggetto di referendum) sia in modo più generalizzato: in luogo di visioni a largo raggio, con orizzonti a lungo termine, una gestione giorno per giorno, unicamente pragmatica e priva di un dibattito degno di una vivace e dialettica democrazia.

In questo contesto, nel corso del 2016, ID ha reso pubbliche alcune prese di posizione che sottolineano i suoi orientamenti socio-politici nei riguardi di problematiche concrete e puntuali che hanno interessato la società ticinese.

A proposito dell’iniziativa federale per l’espulsione dei criminali stranieri si è espresso  un chiaro “no” alla politica dei movimenti e partiti di impronta xenofoba o comunque favorevoli a una chiusura in diversi settori della vita sociale; da cui un convinto appoggio a favore dello Stato di diritto e dell’orientamento democratico. L’esito della votazione ha mostrato che a livello federale la maggioranza dei votanti è ancora favorevole a questi fondamentali principi, per cui l’iniziativa è stata respinta col 59% dei voti; ma in Ticino, a conferma di una preoccupante tendenza, hanno prevalso i voti favorevoli.

Per quel che riguarda l’iniziativa cantonale “Prima i nostri”: l’associazione ha sottolineato come questa iniziativa fosse inapplicabile, essendo in contrasto col diritto federale. Anche in questo caso si è sottolineata la tendenza alla chiusura emergente da questa iniziativa e il disconoscimento dell’apporto portato al Paese di persone provenienti da altri luoghi. Il 58% dei votanti ticinesi invece ha accolto l’iniziativa che, conformemente alle previsioni, riscontra ora grandi difficoltà per quel che riguarda la sua applicazione.

ID ha pure preso posizione sul raddoppio della galleria stradale del San Gottardo, privilegiando una concezione dello stato moderno in grado di difendere i valori ambientali messi in pericolo dal progetto, poi approvato  sia a livello federale che a livello ticinese.

ID si è pure occupato della questione, assai dibattuta, relativa all’insegnamento delle religioni nella scuola pubblica, organizzando anche un dibattito, ben frequentato, la primavera scorsa. La problematica è complessa, e ha visto all’opera una sperimentazione nelle scuole durata vari anni, nonché una speciale commissione, che ha presentato un suo articolato rapporto. Una soluzione di compromesso  proposta dal Governo ma è stata rifiutata dalla Curia, arroccata nella difesa dell’attuale ora di religione. In seguito a questa impasse, due iniziative in merito sono state presentate davanti al Gran Consiglio da parte di Fiorenzo Dadò e Matteo Quadranti. La prima è orientata verso la difesa dell’attuale ora di religione (spesse volte un catechismo), la seconda verso una concezione culturale e pluralista dell’insegnamento di tutte le religioni. La questione è ancora aperta, e una soluzione non è vicina . ID non si è ancora pronunciata: il parere personale del sottoscritto è che, al di là del tema particolare, solo l’introduzione del principio della separazione tra Stato e Chiesa in Ticino, riconosciuto dalla Costituzione, possa chiarire definitivamente le cose, togliendo in tal modo anche  l’attuale anacronismo, oltretutto in contrasto con la chiara e continua propensione degli allievi a non frequentare l’ora di religione.

Le prospettive, per quella minoranza sopra menzionata, non sono rosee. E’ però indispensabile far sentire in modo efficace la sua voce, per un società aperta e pluralista. In questa direzione, due esigenze si impongono. La prima concerne la comunità dei cittadini: è opportuna una maggiore collaborazione tra che condivide i principi qui espressi, in primis tra le varie associazioni che li esprimono. La seconda è di ordine politico: occorre una migliore convergenza fra tutte le forze politiche di sinistra, coinvolgendo i relativi partiti ma anche operando parallelamente ad essi: solo un’unità di intenti permetterà una fattiva contrapposizione alla tendenza oggi dominante.

Diego Scacchi

Presidente di Incontro Democratico