Ucciso il terrorista di Berlino a Milano

Il 20 dicembre a Berlino durante i mercatini di Natale, aveva fatto 12 morti e 48 feriti

killer
Anis Amri, il terrorista stragista di Berlino, è stato ucciso nella notte del 22 dicembre a Milano, presso la stazione di San Giovanni.

Il terrorista islamico stragista di Berlino, è stato ucciso nella notte del 22 dicembre durante una sparatoria a San Giovanni a Milano, durante un controllo stradale in piazza 1° maggio nei pressi della stazione ferroviaria. L’uomo, fermato dagli agenti della volante italiana per comportamento sospetto, avrebbe aperto il fuoco immediatamente, ma gli agenti avrebbero risposto prontamente, freddandolo.

Christian Morio, l’uomo delle forze dell’ordine è stato colpito dalla pistola del terrorista, fortunatamente non in parti vitali. L’agente sarebbe ricoverato in condizioni non gravi.

Dopo il tempestivo confronto dei tratti somatici e delle impronte digitali, l’uomo ucciso è risultato essere il terrorista Anis Amri, killer di Berlino, passato per la Francia, che evidentemente era già penetrato nei confini italiani.

Accorati i ringraziamenti internazionali all’Italia, che, nonostante i tagli alle forze dell’ordine imposti dal precedente governo Renzi, è riuscita a debellare un pericolo mondiale.

Il Ministro italiano degli interni Marco Minniti si è subito congratulato con l’agente Morio e il suo collega, definendo l’agente ferito un “ragazzo molto motivato”, aggiungendo che “stiamo parlando di un’operazione che si è svolta di notte, consistente in una feroce sparatoria, risoltasi senza alcun problema per la collettività.”

Tempestivo  telematico il confronto con la Germania. Nello zaino il terrorista aveva un biglietto proveniente dalla Francia, da Chambery, a rimostranza di quanta tragicamente dannosa solidarietà vi sia tra coloro che irregolarmente penetrano in Europa e si organizzano eventualmente per attentati terroristici a danno dell’Europa stessa.

Chi è il terrorista ucciso: Pakistano, 24 anni (dichiarati, senza garanzia di certificazione) era sbarcato nel 2011 in seguito alla primavera araba in Italia, aveva ingannato gli agenti affermando di avere meno di diciotto anni, nonostante li avesse già compiuti.

A Catania e in vari centri di accoglienza, dimostra un comportamento violento, a tal punto che incendia gli stabilimenti che lo ospitano. Viene pertanto incarcerato per quattro anni, e durante la detenzione, minaccia un compagno di cella cristiano di tagliargli la testa, in nome della sua religione.

Uscito dal carcere inizia a coltivare i propri interessi sul fondamentalismo islamico, sino a spingersi all’applicazione del Sesto Pilastro della fede islamica, la jhiad, ovvero il “massimo sforzo possibile” che, secondo gli insegnamenti dettati dal Corano, significherebbe di colpire alle spalle gli infedeli e sterminarli quanto più possibile.

Poi varca il confine della Germania, come profugo, e in questo paese intensifica i rapporti con la rede jhiadista ormai (realtà inconfessabile per l’Occidente) radicata in tutt’Europa.

Il 20 dicembre la tragica conclusione, copia dell’attentato di Nizza e altri attentati. Alla guida di un camion, durante i mercatini di Natale a Berlino, falcia la vita a 12 persone e causa 48 feriti.

Un autista polacco prova eroicamente a fermarlo, ma il terrorista riesce a scappare. Sulla sua testa pende una taglia da 100mila euro.

Passa dalle prime ricostruzioni per la Francia, dove ha contatti, ancora non identificati. Assieme a lui infatti si cercano ancora due complici.

Infine, due giorni dopo, nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, viene ucciso durante la sparatoria a Sesto San Giovanni, stazione ferroviaria milanese, dagli agenti della volante italiana.