Amnesty International USA activists, holding a banner that says 'Close Guantanamo, protest the 10th anniversary of the Guantanamo Bay detention centre, in front of the White House, Washington DC, USA, 11 January 2012.
da LiberaTV, per gentile concessione
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L’automobilista in teoria dovrebbe essere il signore della Galassia (poiché dominante nella società, non siamo forse TUTTI automobilisti?) In realtà è l’essere più tapino che esista al mondo, soggetto ad ogni genere di angherie e sadiche vessazioni. Leoni e Bazzi ci dicono “Via Sicura, legge approvata dal nostro parlamento, è la nostra Guantanamo”. È ben probabile che la maggior parte dei deputati neppure si rendesse conto di ciò che stava votando. Ma ora il danno è fatto e tornare indietro sarà molto difficile.  In questo duro articolo – che è il secondo e non il primo – i due bravi giornalisti pronunciano una dura requisitoria contro il mostruoso e, diremmo, kafkiano marchingegno. Una lettura appassionante. Noi da parte nostra saremo ben lieti di raccogliere qualche incisiva testimonianza e di offrirla ai nostri lettori.
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Amnesty International USA activists, holding a banner that says 'Close Guantanamo, protest the 10th anniversary of the Guantanamo Bay detention centre, in front of the White House, Washington DC, USA, 11 January 2012.C’è chi si è bevuto un bicchiere di troppo. E c’è chi si è bevuto completamente il cervello. Le testimonianze delle “vittime” che filtrano, a spizzichi e bocconi, da dietro la cortina di ferro di Via Sicura, lasciano increduli e spaventano per la mostruosità con cui si perseguita chi disgraziatamente – e non per incoscienza criminale – viene fatto prigioniero di quel mondo.

Un mondo popolato dalla fauna tipica dei regimi. Da burocrati insensibili e dai loro Beria. Da politici pavidi, distratti e asserviti al potere e ai deliri normativi bernesi e da figure inventate di nuovo ma con lo stampo orwelliano. Tutti laboriosamente al servizio della Grande Purga in atto.

guantanamo-bay-year-14_image-originalE di ciò che accade a chi cade in quella trappola, poco o nulla si sa. Chi ne esce narra con gli accenti del terrore e della depressione l’esperienza vissuta e preferisce dimenticare alla svelta piuttosto che raccontare a tutti il suo calvario. Da dietro quel muro si staglia lo spettro della ritorsione.

 Ad essere poco conosciuti sono anche i meccanismi con cui quella macchina infernale stritola letteralmente la vita di una persona: psicologicamente, economicamente e professionalmente. E come sempre sono i poveracci e i cittadini della classe media – che hanno il posto di lavoro ballerino e non hanno i biglietti da mille alla portata – a pagarne le conseguenze peggiori.

 Il tutto senza che il malcapitato possa sostanzialmente appigliarsi a quegli strumenti di garanzia e di contrappeso che la democrazia e lo stato di diritto prevedono a tutela del cittadino verso l’azione dello Stato. Tutto procede a tabellina, d’ufficio, nel solco della peggiore tradizione della violenza burocratica.

guantanamo-2Sta insomma crescendo nella pancia del nostro Paese e del nostro Cantone un Sistema gravemente liberticida, intollerabile, ingiusto, che va combattuto con coraggio e determinazione. Un Sistema fondato sul senso di colpa, sull’umiliazione e sulla rieducazione muscolare, che non è esagerato definire fascista. C’è di che avere paura.

Un Sistema che sembra sfuggito ad ogni controllo da parte dell’autorità politica, cioè da parte di chi ha il dovere e la legittimazione popolare per fare da argine a qualunque statalismo prepotente e repressivo.

Uno statalismo che come ogni statalismo non si limita ad organizzare l’ordine e la convivenza civile attraverso il castigo. Ma che punta con la punizione a voler riformare il cittadino, le sue abitudini, i costumi e le relazioni sociali, le tradizioni. Sono gli immortali moralisti in servizio permanente nella censura della vita altrui.

È ora di dire basta! Basta davvero! E d’ora in avanti non mancheremo occasione per martellare le istituzioni, Consiglio di Stato e Gran Consiglio in primis, affinché si adoperino per accendere le luci e smantellare questa sorta di Guantanamo costruita alla chetichella.

Andrea Leoni e Marco Bazzi