da Facebook

Pontiggia Toscanini xPONTIGGIA Trovo disarmante la polemica sul Centro di dialettologia. Il fondatore del nostro Vocabolario dei dialetti, il filologo e linguista Carlo Salvioni, ha lavorato in Italia, è stato accademico dei Lincei. Lo studio dei nostri dialetti richiede la conoscenza, l’indagine, il confronto con i dialetti dell’Italia del nord. E dunque un ricercatore italiano, di Torino, non è fuori posto. Si grida allo scandalo perché al Centro lavorano 24 persone (alcune a tempo parziale). Non giudico se siano troppe. Che i cittadini comuni esprimano meraviglia può anche starci; che lo facciano deputati in Gran Consiglio, no: il numero degli impiegati del Centro (e di tutti gli altri servizi statali) è pubblicato ogni anno nel messaggio del Governo sul consuntivo. I deputati dovrebbero leggerlo.

Gli “addetti” erano ai tempi 3 o 4, spero proprio di non ricordare male. Adesso 24. Sarà opera di Bertoli? In verità non lo so. Il tutto ha l’inquietante aspetto di una nicchia clientelare. 24? Pontiggia non giudica se siano troppi. I deputati non si azzardino a esprimere meraviglia. (fdm)

Nadir xSUTTER  Ammettiamo pure di esagerare. Ma 24 persone, 3,5 milioni all’anno sono una super esagerazione. Il lavoro svolto sul dialetto che vedete sotto [immagine di un testo], salvo errore non è costato un cent al contribuente. Un lavoro più che dignitoso che non sfigura certo per contenuto e utilità pratica è possibile senza costare 3,5 milioni di franchi all’anno. Chiudere il Centro, 10′-50’000 franchi/anno alle compagnie teatrali dialettali, per il dialetto sarebbero spesi sicuramente in modo migliore. Spostare il Centro presso l’USI, scienze della comunicazione (che quando è stato fondato il centro non esisteva), 2 persone a metà tempo, senza aumentare di un franco il budget USI, sarebbe già un contributo da oltre 3 milioni alla riduzione del debito. O siamo un’altra volta di fronte a intoccabili?