Travolti dal terremoto, sepolti dalla neve. Parlarne ci fa sentire tutti indegni. Poiché quasi nessuno di noi è realmente esponente della millantata comunità, che sia italiana, che sia europea. Nessuno che aiuti i “volti di nessuno”. Tra i qualcuno rifulgono gli angeli dell’humanitas, il soccorso alpino, la protezione civile, i volontari. Tra i nessuno spiccano i più ricchi, i quali non si dimezzano lo stipendio, non donano prefabbricati, ove gli sfollati possano dormire al caldo, né stalle ove gli animali possano essere sottratti dalla morsa gelida dell’addiaccio. neve55

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E se un qualcuno, unico tra i molti, va a portare conforto alle vittime, allora ecco che, dai nessuno viene bollato come sciacallo. Già, in questo calamitoso secolo dell’assurdo, visitare i terremotati è sciacallaggio, parlarne è fare propaganda politica. Paragonare poi vittime che hanno costruito quel mondo che è loro crollato addosso a quelli che quel mondo, l’hanno invaso ed ora ne traggono un beneficio mensile, risulta razzismo puro. E non mesto buonsenso. Su di essi non si può lucrare, né con cooperative, né con servizi giornalistici. Poiché questi ultimi strappano più lacrime se rivolti all’estero. Per alcuni che fuggono da guerre inesistenti, e, con la labile scusa della povertà, giungono in un paese già in ginocchio, le case ci sono, e ben riscaldate. Per coloro che vengono sommersi dal crollo di un mondo da loro costruito, e loro appartenuto, solo tende dalla plastica gelida oppure case, affidate a sorteggio, nella ruota della fortuna che pare girare nel turbine della disperazione, Per loro l'”aiutare tutti, senza distinzione” non vale.

Eppure, fare notare le divergenze, risulta un pericoloso detonatore di polemiche. E chi governa riesce nell’intento: parlare, senza aiutare. Poi non parlarne più. E chi osa parlarne ancora, farlo tacere, con la bolla infamante di razzismo. Tanto meglio, per i governanti, render priorità le non priorità, come il gender e dimenticarsi dei costruttori di un mondo ormai giunto alla fine, e da loro destinato all’oblio. Proprio per questo parlarne e renderne note le assurde differenze di trattamento è già una risposta contro a coloro che vogliono mettere a tacere una realtà che, sanguinate, emerge dalla neve.

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E noi, dimenticati dall’ineluttabile calamità cieca della natura, immaginiamo coloro che ne sono stati feriti. Coloro che prima avevano una vita come la nostra, e che ora vedono le vite dei propri cari, i loro progetti, i loro sogni, irrimediabilmente spezzati. E vi penseranno magari di notte, quando il gelo di quell’inferno bianco s’insinua nelle ossa, e la neve posatasi sui manti delle gregge e dei cani da pastori s’ispessisce, e si fa di ghiaccio.

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