toro per le cornaIl solstizio d’estate di 57 anni fa è una data memorabile, storica. Il 21 giugno 1960 il Parlamento svizzero varava il Decreto federale concernente la rete delle strade nazionali che in buona sostanza definisce l’attuale rete di autostrade. Nel frattempo l’uomo ha conquistato la luna, c’è stata la guerra nel Vietnam, è caduto il muro di Berlino, è stato inventato il PC. Nello stesso periodo il numero di persone-chilometri percorsi sulla strada è aumentato da 40 a quasi 100 miliardi all’anno. La rete delle strade nazionali no, quella è rimasta sempre la stessa, quella decisa nell’anno di nascita di Diego Armando Maradona.

Le conseguenze le viviamo a dose non troppo omeopatiche il mattino e la sera: nel 2015 le ore di colonna sulle sole strade nazionali – che equivalgono al 2,5% dell’intera rete stradale svizzera – hanno raggiunto quota 23’000 (15 anni fa erano “solo” 8’000…) causando costi all’economia stimati attorno a 1,6 miliardi di franchi.

Regazzi 112Non finisce qua. Tra i problemi odierni non vi è solo un’evoluzione completamente ritardata dell’infrastruttura ma anche un finanziamento che sul lungo termine rischia di diventare problematico. Oggi, i fondi sono assicurati in buona parte dai proventi dell’imposta sugli oli minerali o, in altre parole, dalle tasse che l’automobilista paga quando fa benzina. Il problema, che in verità è una grande conquista per l’ambiente e anche per il nostro portafoglio, è che il progresso tecnologico fa sì che consumiamo sempre meno benzina: nell’arco degli ultimi 20 anni il consumo medio delle auto nuove è passato da 9 a 5,8 litri per 100 chilometri. Per questo gli attuali fondi che reggono il finanziamento delle strade sono a rischio: tra il 2010 e il 2015 la flotta di veicoli che circolano in Svizzera è aumentata del 10% mentre gli incassi derivanti dall’imposta sugli oli minerali si è ridotto della stessa percentuale.

Le cifre esposte non possono lasciare indifferenti: è giunta l’ora di intervenire e di prendere il toro per le corna. Il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi tra meno di un mese sulla costituzione di un fondo, il Fondo per le strade nazionali e il traffico dell’agglomerato (FOSTRA) che – sul modello del fondo per il finanziamento e l’ampliamento per della rete ferroviaria (FAIF) che abbiamo votato due anni or sono – da una parte assicura il finanziamento a lungo termine del vettore stradale – prevedendo programmi di agglomerato di cui il Ticino approfitta fortemente – e dall’altra permetterà finalmente di accelerare la risoluzione dei cronici problemi di capacità.

Il FOSTRA si finanzia diversamente rispetto ai fondi attuali chiamando alla cassa anche le vetture elettriche che utilizzano le strade alla pari degli altri utenti. Con circa 3 miliardi a disposizione all’anno si potrà procedere al completamento della rete stradale del 1960 ma anche mantenere ed ampliare la rete stessa; inoltre, con il FOSTRA la Confederazione si prenderà a carico 400 chilometri di strade oggi cantonali, mantenendole e inserendole nella rete nazionale; tra i beneficiari vi saranno anche cantoni geograficamente periferici come il nostro in particolare con il collegamento A2-A13 del locarnese e la Stabio-Gaggiolo.

Il 12 febbraio 2017 potrebbe diventare un’altra data storica per quanto riguarda la politica dei trasporti svizzera. Oltre a creare una base solida per le infrastrutture a disposizione delle prossime generazioni, vi sarà finalmente l’occasione per superare quella che era diventata una sorte di guerra di religione fra chi vorrebbe un primato della ferrovia e chi invece ritiene che solo la strada permetta un trasporto efficace. Entrambe le fazioni hanno torto e i loro tafferugli hanno bloccato per troppo tempo la politica dei trasporti. Il sistema svizzero tornerà ad essere più efficiente quando strada e ferrovia si completeranno a vicenda. L’occasione si presenta, dopo 57 anni, con un Sì al FOSTRA che affiancherà al fondo ferroviario una rete di strade nazionali al passo coi tempi.

Fabio Regazzi, Consigliere nazionale PPD, presidente Aiti