La bassezza dei media di parte si palesa quando Bellezza, Onestà e Infanzia, per essi, non sono più fatti oggettivi.

Ivanka Trump a soli 35 anni è madre di tre bambini. Imprenditrice, da lavoro a qualche decina di migliaia di donne, da sempre tutelando la maternità. Incantevolmente bella, (alla cerimonia era principescamente scintillante eppure non mi sembra che nessun media lo abbia notato) ex modella, icona di una famiglia tradizionale e naturale, spalleggiata senz’altro, ma non certo meno di un’altra first daughter Malia Obama, che per la festa dei suoi diciott’anni spese una qualche decina di migliaia di dollari dei cittadini americani per la scorta (pure) dei suoi amichetti. Ebbene, l’attuale Vogue loda la seconda perché “il suo stile cattura i nostri occhi”, manco fosse la nuova Naomi Campbell nata negli anni ’90; mentre il regista di Avengers definisce Ivanka una “cagna pechinese” sfiorando anche l’antisemitismo (proprio oggi) insultando il di lei marito, l’imprenditore Jared Kushner.

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Ivanka Trump e il marito Jared Kushner alla Cerimonia Presidenziale

Barron Trump ha 10 anni. Dovrebbe essere normale che un bambino di quell’età sia “provato” dalla lunghezza della cerimonia presidenziale del padre. Eppure su di lui fioccano tutte le accuse possibili. Futuro stragista, squilibrato, autistico. Detto proprio da parte di coloro che hanno marciato in nome dell’uguaglianza. Come se l’eventualità di essere autistico lo renderebbe “diverso” da altri. L’ipocrisia non ha davvero fine. Nel 2007 le smorfie di Malia e Natasha, all’epoca di 9 e 6 anni non erano certo inferiori a quelle del decenne Barron. E per giunta, nel 2012, quando non erano più proprio delle ragazzine (avevano 14 e 11 anni) le smorfie avrebbero dovuto scatenare ben più ilarità.

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Melania Trump alla cerimonia aveva grazia da vendere in un’azzurra effusione di finezza e dignità. Eppure i giornalisti si sono sbizzarriti in ipotetiche conclusioni della sua serietà (avrebbe forse dovuto ridere come se si fosse tracannata due litri di San Giovese?) Insoddisfatta, tesa, triste, inopportuna. Mentre Michelle, fasciata nell’abit(one) che pure le stava stretto, con la carne che fuoriusciva da quella taglia troppo angusta, che col marito rideva sgraziatamente alle spalle del neoeletto presidente ecco che diviene “l’elegante signora in bordeaux.”

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Il ben poco “bon ton” del perdente

Luciano di Samosata scrisse in greco ellenistico “come si deve scrivere la storia”, irridendo sia adulatori che calunniatori di regime. Occorrerebbe un’opera analoga, per i giornalisti che prendono alla lettera il coro delle streghe del Macbeth: “Il bello è brutto, il brutto è bello.”