Premessa : “Un Paese non può isolarsi dal resto del mondo e risolvere da solo i suoi problemi senza tener conto del contesto internazionale”….a meno che il resto del mondo non si riveli una Torre di Babele incapace ormai di trovare la giusta rotta per approdare ad una stabilità monetaria ed economica seria.

Babele

Le importazioni e le esportazioni sono sicuramente una componente fondamentale della vita dei paesi industrializzati. Proprio per questo il modello imposto oggi da una moneta unica europea non è applicabile in tutti i paesi dell’UE per le evidenti disparità salariali e del costo della vita. Un insuccesso annunciato e anticipato da quello che fu il bluff del “serpente monetario del 1972”.

Le tariffe del commercio estero di ogni paese sono fissate fuori dalle sue frontiere e dipendono dalle fluttuazioni del mercato dei cambi dove un euro debole puntellato dall’interno (pur di non ammettere la sua debolezza) non è ormai più proponibile. In linea di massima si può affermare che all’origine dell’instabilità dei tassi di cambio proposti con la moneta unica europea , c’è l’inflazione ed il suo variare dei ritmi di inflazione da un paese industriale all’altro. Non c’è “saggezza monetaria” che possa porvi rimedio.

Finché i prezzi aumentano a ritmi diversi da un paese all’altro, mantenere i tassi di cambio stabili, non è possibile. È una situazione spiacevole che è poi anche possibile mascherare abilmente sotto il cappello del FMI. Così in luogo di denunciare l’instabilità, l’imprevedibilità, il disordine e il caos, gli economisti dell’euroturbo, si sono messi a parlare di…. “moneta unica”.

L’opinione pubblica, a sentire gli “esperti”, le autorità monetarie e politiche fare diagnosi solenni sulla “moneta unica europea”, si consola e pensa che si tratti di una “nuova formula” che consente di chiamare la “tempesta” in cui ci si dibatte , un …”temporale estivo”. Il FMI, prodigo di consigli farisaici, può aiutare un paese ad uscire da una crisi temporanea, non certamente tanti paesi (la quasi totalità dei tanti paesi dell’UE). Infatti i consigli di questi 610 si limitano a dire di non essere troppo generosi verso i poveri.

Una cosa è certa, il FMI non offre una cura permanente all’instabilità del mercato monetario che può esistere solo nel dominio dell’inflazione dei principali paesi industriali. L’unità europea richiede ben altro che dei discorsi sulla cooperazione internazionale. Implica una politica fiscale e monetaria comune un tantino più “onesta” da parte della Germania, della Francia e dell’Italia, con uguali misure di controllo dei prezzi, dei salari e dei redditi. Ora non è così e ne siamo ancora ben lontani.

La crescita , il potere e la politica di mercato

Le cause dell’inflazione e della disoccupazione vanno cercate nel declino dell’efficacia del mercato. A sua volta questo declino evidente è causato dall’aumento del potere delle “corporation”, dei sindacati e dal fatto che anche altri gruppi sono riusciti a controllare i loro redditi ed adottare protezione dallo Stato. Tutte le componenti della vita economica e politica quotidiana sono correlate nella stessa forma e avanzano di concerto agendo reciprocamente le une sulle altre.

Un eccellente modo per verificare il valore di un assioma economico e sociale è misurarlo con l’insieme della vita della società. Il successo economico e politico del paese si misura con l’aumento del suo prodotto nazionale lordo, semplicemente perché l’industria si sviluppa meglio di una economia in espansione.

Gli economisti si attribuiscono il merito di aver previsto i vantaggi sociali della crescita economica. Noi comuni mortali sappiamo che non è del tutto vero.Una delle leve della crescita è quella della necessità di continuare a risparmiare abbastanza … da investire. Come ebbe a dire  Helmut Schmidt : “I profitti di oggi sono gli investimenti del domani e gli investimenti di domani creano posti di lavoro per dopodomani”.

Una vecchia credenza affermava che siccome i ricchi possedevano di più di quanto potessero spendere, non avessero altra scelta … che risparmiare. È ormai da tempo che la maggior parte del risparmio e dall’accumulazione del risparmio non vengono dai singoli più o meno ricchi. Viene dai profitti che le imprese non distribuiscono ai loro azionisti (vedi UBS per fare un esempio noto). Il capitalismo moderno poi ed il socialismo moderno convergono nel sottrarre il risparmio alle grinfie di chi ha la libertà di spenderlo come gli pare. In entrambi i sistemi le decisioni sul totale da risparmiare e su quanto bisogna investire non sono presi dagli interessati, ma per gli interessati.

Il condizionamento del consumatore è una delle “arti” più perfezionate della nostra epoca. Ricorre al Marketing, alle ricerche di mercato dei sondaggi, alle tecniche di vendita e di pubblicità. L’attitudine e l’azione del consumatore è ormai una delle parti integranti del sistema di pianificazione, cioè del settore economico dominato dalle “corporation”.

Cambiare le idee  è più facile che cambiare il mondo. Una questione di senso pratico.

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