La battaglia, accanita, infuria, sino all’ultimo minuto. Bisogna ammettere che la divergenza d’opinione tra le parti contrapposte è totale e tocca i vertici dell’incomunicabilità. Ad esempio:

— dicono gli uni, se vincerà il Sì le imposte delle persone fisiche aumenteranno

— dicono gli altri, se vincerà il No le imposte delle persone fisiche aumenteranno

(Siamo in trappola?)

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LardiNel dibattito sulla riforma fiscale c’è chi considera minor entrate dimenticando nuovi introiti e c’è chi fa il contrario. La mia posizione su questo dossier non si orienta a delle contabilità fiscali presunte, ma a delle riflessioni semplici e pragmatiche. Se la Svizzera oggi è uno dei paesi più benestanti a livello mondiale, questo non è dovuto solo alla nostra volontà e disciplina sul lavoro. Da ormai svariati decenni il nostro paese ha saputo differenziarsi rispetto all’estero grazie a condizioni quadro all’avanguardia: protezione della proprietà privata, mercato del lavoro liberale, sicurezza giuridica e fiscalità interessante. L’insieme di tali fattori ha attratto una moltitudine di attività economiche che avrebbero potuto insediarsi ovunque nel mondo, ma che invece hanno scelto la Svizzera perché ritenuta migliore di altre alternative. Questo quadro economico ha giocato e gioca a favore di tutti: non ha portato solo dividendi per gli azionisti, ma ha offerto e offre soprattutto moltissimi posti di lavoro. E con posti di lavoro non intendo unicamente quelli nell’economia privata, ma pure tutti gli impieghi statali e parastatali! Senza introiti fiscali chi finanzia le amministrazioni comunali, cantonali e federali? Può sembrare una banalità, ma se leggo cosa dicono e scrivono i contrari, sembra che i soldi della mano pubblica siano una manna che cade regolarmente dal cielo. Ma andiamo con ordine: innanzitutto, è doveroso sottolineare che con la riforma fiscale proposta le multinazionali con sede in Svizzera pagheranno più imposte. Chi invece pagherà meno tasse? Le nostre aziende locali, in modo particolare le piccole e medie imprese che danno lavoro a una gran parte delle famiglie Ticinesi. Sono i nostri artigiani e i produttori locali ad essere sgravati! Di conseguenza i nostri posti di lavoro diventano più competitivi, cosa estremamente importante con l’euro ormai perennemente debole… Inoltre, con la riforma III delle imprese il sistema fiscale Svizzero diventa più equo: con l’abolizione dei privilegi fiscali tutte le società beneficeranno delle stesse condizioni. Ma la domanda che ci dobbiamo porre é: cosa succede se la legge proposta dovesse essere bocciata? Ebbene, visto che lo status quo non è più compatibile con gli standard internazionali impostici dall’OCSE, le multinazionali domiciliate in Svizzera subirebbero un aumento degli oneri fiscali molto doloroso. Essendo queste però molto più flessibili e mobili rispetto alle aziende tradizionali, tenderebbero ad abbandonare la Svizzera per paesi più accoglienti. Dopo il Brexit, la signora May le sta attendendo a Londra a braccia aperte… In tale situazione non ci sono dubbi sulle conseguenze: a casa nostra le imposte delle persone fisiche dovranno essere aumentate, altrimenti i conti non tornano. Non tagliamo il ramo sul quale sediamo agiatamente da decenni, accettiamo la riforma III delle imprese propostaci!

Gian-Luca Lardi, presidente nazionale SSIC