animaliPubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore

Gli animali sono sempre stati amici dell’uomo. La loro capacità di adattamento alle realtà della vita quotidiana, la loro fedeltà ed obbedienza hanno permesso di creare un radicato rapporto tra uomo e animale. Diverse specie, in particolare cani e gatti, non hanno più le caratteristiche tipiche della razza cui appartengono e non devono più cacciare per procurarsi il cibo. Si tratta di una forma di umanizzazione che per le due categorie sopra menzionate è da accettare. tullio-3y-migl-420Diverso è il discorso per l’animale selvatico che non deve venir umanizzato pena la sua trasformazione in un essere che perde le caratteristiche della sua razza. Penso a chi si vanta di dare con le proprie mani, direttamente in bocca, la polpetta di carne alla volpe o di accarezzare il capriolo attirato con il cibo depositato al limite del proprio giardino. Penso anche a chi chiama i pompieri perché il giovane gattino è su una pianta e miagola, momentaneamente impaurito. A quest’ultimi ricordo un vecchio adagio ticinese: “Non insegnare ai gatti ad arrampicarsi”. Poi c’è la grande categoria degli animali che ci aiutano a sopravvivere grazie a quanto mettono a disposizione sia da vivi che da morti. Essi vanno trattati in maniera adeguata, per la loro e la nostra salute, il loro benessere e quant’altro.

Si sappia che la Svizzera è già un modello nel rispetto degli animali. La nostra Costituzione stabilisce che non sono “cose” e che vanno tutelati. Sono previste molte sanzioni, anche severe, per chi non rispetta leggi e ordinanze. A tutto questo va aggiunta la sensibilità del popolo svizzero che non ha bisogno di normative e di divieti, ma autonomamente si comporta con rispetto e umanità nel confronto di tutti gli animali. Forse in virtù anche delle sue origini montanare e contadine.

Questa iniziativa ha diversi scopi, neppure tanto nascosti. Il primo è quello di creare l’avvocato degli animali (l’equivalente dell’avvocato d’ufficio nelle cause penali per chi non se lo può permettere), abolire la caccia e pure la pesca in particolare le esche naturali, ma forse tende addirittura andare oltre. Non permettere l’abbattimento di alcun animale se non ammalato e in fin di vita. Va quindi più in là del buon senso oltre che della realtà del nostro Paese. Senza dimenticare le conseguenze amministrative e burocratiche con carichi finanziari che tutti saremo chiamati a sopportare. E qualcuno ne soffrirà di più, saranno i ceti meno abbienti ai quali, giocoforza, verranno limitate o tolte determinate prestazioni sociali per fare spazio nel budget dello Stato . È questo che, in sostanza, vogliono i promotori.

Andiamo alle urne il 12 febbraio per dire di no a simili utopie.

Tullio Righinetti