“Città delle stelle, è tutto questo brillare per me? Città delle stelle, c’è così tanto che ancora non riesco a vedere…” (canta Ryan Gosling)

“Brindiamo ai sognatori, ai poeti, ai folli” (canta Emma Stone)

Aspirazioni, sogni, illusioni. E’ la giovinezza degli artisti, che si spezza al confronto con la società. E poi l’amore, le speranze, le disillusioni. La vita, in una parola.

Sono solo alcune delle frasi delle canzoni del Musical del secolo XXI. O meglio, Musical che così è stato giudicato. “Il ritorno del mito del musical hollywoodiano” dicevano alcuni “Il Musical del potere” dicono ora altri.

Appena uscito, piovevano rose e perle a favore. Ora, a distanza di qualche settimana di successo, (in cui è in vetta alle classifiche per gli Oscar)  piovono anche le critiche. E hanno ragione entrambi. Emma Stone, che interpreta Mia, l’attrice che tenta (più volte invano) di sfondare nel ben chiuso mondo dello spettacolo, è la paladina degli anti Trump. Ha aperto la Nomination degli Oscar (alla quale è nominata) e il suo discorso non è certo stato mirato a contestualizzare il dramma amoroso della Mia che l’ha resa (di nuovo) nota, ma è cominciato con una sciorinata di insulti al nuovo Presidente. Politica e Potere, dietro la bella maschera dell’arte.

Emma Stone, l’attrice del Musical, apertamente schieratasi (anche con poco bon ton) contro Trump

Detto ciò, non è vero che La La Land non abbia nulla di nuovo. E’ un Musical, genere più e più volte conseguito nella storia del cinema, e come tale è normale che in esso via siano citazioni d’altri film.  E come tutti i film, ha pregi e difetti. Cominciando coi secondi, è troppo lungo. 126 minuti per un semplice intreccio di due innamorati che aspirano l’uno a far il musicista, l’altra a far l’attrice. Ryan Gosling canta benino, balla benissimo, Emma Stone recita con intensità, canta maluccio, a ballare  è scarsina. E’ tutt’altro che un flm banale, soprattutto nel finale (ma non ve lo si può dire, non ancora, perlomeno.) E’ splendido nel montaggio. Illusioni, anche nella macchina da presa, autocitazioni ed effetti da sogno. Sì, letteralmente da sogno, come la danza dei due innamorati nelle stelle, e il canto di lui, rimasto solo (ma solo momentaneamente), sul molo.

I due protagonisti ballano in un cielo stellato, con un effetto scenico naturalmente sognante

Lo consiglierei? Sì. Ma a parer mio, un avvertimento: non vale la pena per scannarsi a riguardo sui social. Ma soprattutto, lascia l’amaro in bocca. Ed è forse per questo che rimane più impresso. per il suo imperfetto lieto fine, un finale (quasi) realistico.