In via eccezionale Ticinolive illustra l’articolo con una vignetta di Orio Galli

* * *

Quattro cittadini svizzeri domiciliati nel Bellinzonese sono stati travolti dallo scandalo dei permessi B concessi a persone che non presentavano i requisiti richiesti.

Per un 25enne titolare di un’impresa di costruzione assieme al fratello 27enne, un 28enne impiegato statale e ad una 28enne ex impiegata le manette sono scattate il 7 febbraio mentre altre due persone, una 23enne svizzera e un 27enne turco, sono stati arrestati il giorno seguente.

Le ipotesi di reato per il 25enne “sono di tratta di esseri umani, corruzione attiva, falsità in certificati e infrazione alla Legge federale sugli stranieri. Coinvolto a vario titolo nella fattispecie pure il 27enne”.  Il coinvolgimento degli altri due e le responsabilità personali sono ancora da stabilire ma le accuse a loro carico sono gravi: furto, corruzione passiva e infrazione alla Legge federale sugli stranieri.

Dalla perquisizione emerge che la 23enne aveva sfruttato la sua posizione di ex collaboratrice dell’Ufficio cantonale della migrazione per procurare al 27enne turco il materiale necessario tra cui fogli di carta di sicurezza e i libretti di plastica per diversi tipi di permessi per stranieri.

Nelle ore passate l’inchiesta ha fatto luce sulla questione e sono emersi alcuni dettagli. Secondo la RSI, il 25enne di origine kosovara, con già dei precedenti penali carico, aveva creato a Bellinzona l’impresa Aliu Big Team che tuttavia non ha mai veramente svolto alcun lavoro nel campo edile e che fungeva invece da pretesto per la vendita dei permessi fasulli ad un prezzo di circa 1000 franchi, come l’uomo stesso ha confessato alle autorità. Contro di lui, che aveva già scontato 6 mesi in Kosovo, è scattato l’ordine di cattura internazionale non appena si è ripresentato in Ticino. Altri due arrestati, il fratello del falso impresario e l’ex impiegata, negano ogni coinvolgimento.

Il Dipartimento delle istituzioni ha diramato un comunicato stampa dove rivela che “l’inchiesta ticinese è stata aperta lo scorso anno a seguito della denuncia da parte della Capo Sezione della popolazione ad interim Morena Antonini” e dichiara che “la segnalazione da parte della direzione della Sezione della popolazione agli organi di polizia è sinonimo di funzionamento dei controlli interni”.

Il direttore del Dipartimento Istituzioni Norman Gobbi invece esprime il suo disappunto e “condanna l’accaduto e deplora che funzionari abusino della fiducia posta nei loro confronti da parte dell’Amministrazione cantonale e della cittadinanza”.