Sembra che il lupo (Canis lupus, Linnaeus, 1758) abbia sbranato un certo numero di pecore anche sulle nostre montagne: bisogna trovare qualche rimedio, pensando alle pecore, agli allevatori e però anche al lupo. Ma ci sono altri lupi, meglio un branco di lupi, che stanno facendo danni, e ne faranno sempre più: sono i lupi elettronici, che invadono pian piano la nostra vita sotto le spoglie di miti pecore. Leggo su laRegione, 8 febbraio in prima pagina, il commento del direttore Caratti ad una conferenza tenuta il 6 febbraio alla Biblioteca cantonale di Lugano dal signor Gualtiero Carraro. Le “umane sorti e progressive” sono riassunte così: ci sarà internet presente dappertutto (occhiali, scarpe, felpe); ci sarà l’internet delle cose (il frigo, che si accorge che non ci sono più uova, e che magari le ordina direttamente lui al supermercato; il forno, che cuoce come a lui sembra il modo migliore; la lavastoviglie, che non so che cosa potrà fare: dirti che sei uno sporcaccione che lava troppo di rado e che hai la muffa sui piatti?); ci sarà l’intelligenza artificiale dei robot che ci faranno compagnia, dei programmi informatici capaci di sostituire consulenti finanziari, legali e giornalisti specializzati. Dice Carraro, e riporta Caratti, che il mondo va in quella direzione e “noi” dovremo adeguarci. Forse qualche “noi”, forse anche molti “noi”, ma non io e, spero, tanti altri con me. Il mondo non va in quella direzione: il mondo, inteso come la Terra, gira su se stesso e intorno al sole: sono i suoi abitanti che vanno da qualche parte, e io spero che ci si renda conto che non dovranno essere Google o Apple o Mark Zuckerberg o Bill Gates o altre aziende e supermiliardari della stessa risma a dirci dove andare o, peggio, a costringerci con il miele delle loro app. Abbiamo un computer naturale nel cranio: vediamo di adoperarlo.

Qualche esempio per chiarire il mio pensiero.

Alla pagina 2 della stessa edizione dello stesso quotidiano c’è un articolo dal titolo “Un Sms ti salva la vita”. Il servizio di cui vi si parla, DoSomething.org, esiste dal  2013, vi lavorano più di 30 persone, facciamo 50, e ha scambiato più di 17 milioni di messaggi. L’aritmetica, la solita brutta bestia, dice: dal 10 gennaio 2013 al 31 dicembre 2016 sono passate 35’040 ore. Quindi ognuna delle 50 persone ha scambiato 17’000’000 : 35’040 : 50 messaggi = ca. 10 messaggi all’ora, per 24 ore al giorno. Se si suppone che ognuna abbia lavorato 8 ore al giorno, il risultato va moltiplicato per tre: ca. 30 messaggi all’ora, uno ogni due minuti. E si trattava di messaggi con persone anche con problemi suicidali! Ho il sospetto che a rispondere fosse uno dei robot di cui in prima pagina. Pur essendo felice di sapere che un certo numero di complanetari è ancora vivo grazie a un robot, mi viene in mente ELIZA, un programma scritto negli anni ’60 (!!!) da Joseph Weizenbaum (https://it.wikipedia.org/wiki/ELIZA).

Si pensi al consulente finanziario robot: quando io mi sono trovato nell’improrogabile necessità di investire i miei ultimi sudati 25 milioni di franchi, mi sono rivolto a una consulente finanziaria di una rinomata banca svizzera. La signora, elegantissima, competentissima e gentilissima, mi ha ricevuto nel suo accogliente ufficio e mi ha dedicato una mezza mattinata del suo ben pagato tempo. Finito con me, suppongo che si sia dedicata ad altri tre o quattro possibili clienti. In quel giorno la rinomata banca avrà dato, che so, altre cento consulenze. Una buona parte dei clienti sarà stata indirizzata verso certi investimenti e la banca naturalmente ne avrà tenuto conto per la sua politica finanziaria. Adesso i consulenti finanziari robot, grazie alla loro potenza di calcolo e ai loro sofisticati algoritmi, potranno indirizzare via internet centinaia di migliaia di investitori che, gratuitamente, orienteranno le scelte dei loro padroni-proprietari. Come si dice: danée fa danée e piöcc fa piöcc.

Si pensi al “giornalista specializzato” sostituito dal giornalista robot. Se gli algoritmi incorporati saranno, se non uguali simili, e lo saranno, avremo una stampa del tutto appiattita sulla volontà di chi quegli algoritmi ha scelto e implementato nel “giornalista specializzato”. Ma che bella d’informazion pluralità, rallaliro ralità; ma che bella di stampa libertà, lallallero lallatà!

Io, per fortuna mia, sono nato prima della seconda guerra mondiale e quindi tutte le belle cose previste da Carraro e consimili non le vedrò, ma mi viene più di uno sgrisolo su per la schiena se provo a immaginare come potrà essere la vita della mia nipote oggi diciannovenne.

Giorgio Mainini