FABIO PONTIGGIA  Domenica sera la RSI ha ospitato negli studi di Comano, per la trasmissione «Il gioco del mondo», in un orario di grande ascolto, l’ex terrorista italiano Maurizio Rotaris. Oggi responsabile di una meritoria struttura per il recupero dei tossicodipendenti (SOS Stazione Centrale a Milano), Rotaris è stato uno dei tanti protagonisti negativi della stagione degli anni di piombo. Fu membro di Prima Linea, la banda armata di Roberto Sandalo, Marco Donat Cattin, Sergio Segio, Susanna Ronconi, Maurice Bignami e tanti altri (con le Brigate Rosse, fu l’organizzazione eversiva più feroce dell’estrema sinistra; tra le sue vittime vi fu il sostituto procuratore di Milano Emilio Alessandrini, freddato nella sua automobile dai piellini il 29 gennaio 1979, davanti a un semaforo).

Rotaris partecipò attivamente ad alcune azioni terroristiche minori, ma si occupò soprattutto dell’organizzazione e della pianificazione degli agguati criminali di Prima Linea. Venne per questo condannato in via definitiva dalla giustizia italiana e passò alcuni anni nel carcere di massima sicurezza di Badu ’e Carros, in Sardegna, presso Nuoro. Poi il distacco dall’eversione terroristica, il ritorno in libertà, l’impegno sociale. […]

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Pontiggia ricorda che questo criminale aveva già trovato la strada di Comano nel 2011 (dove sarà considerato più o meno una “vedette”…) e dice, molto giustamente, che c’è gente che fa del bene senza aver fatto, prima, un’enormità di male. Poi conclude:

C’è, infine, un punto fondamentale. Nel raccontare la sua storia di violenza e di odio con riferimento agli anni di piombo e a quelli del carcere (non quindi alla fase precedente né a quella successiva), l’ex terrorista si è autodefinito un «prigioniero». No, Rotaris non era un prigioniero, ma un criminale in carcere per gravi reati, dopo la condanna definitiva dei tribunali. Un’intervista non compiacente avrebbe dovuto metterlo alle strette su questa mistificazione, che è tipica degli ex terroristi della sinistra eversiva.

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“Prigionieri” nella “guerra” contro una società “ingiusta”. Quante volte ci siamo dovuti sorbire queste odiose fandonie! Così morirono il commissario Calabresi, assassinato con colpo di pistola alla testa***, e Walter Tobagi, assassinato con colpo di pistola alla schiena.

*** Sui muri un po’ fatiscenti dell’Istituto di via Saldini mani ignote (ma non troppo) quella mattina affissero uno striscione con le parole, in rosso: “La borghesia ha ammazzato il suo porco”.

Chiudo con una riflessione, che è molto semplice e non è di oggi.

  • Se non vi piace Pontiggia (padroni) la soluzione è semplice: non vi abbonate al Corriere del Ticino.
  • Se non vi piace Canetta… …