Lev M. Loewenthal è romanziere schivo e riservato, ma dalla penna più tagliente di un bisturi. Per pubblicare nuovamente in Italia sceglie Carteggi Letterari, giovane casa editrice siciliana che pare la figlia minore, ma non meno bella ed elegante, della Sellerio ai tempi di Elvira Giorgianni.

La notizia è stata data dall’editore stesso, in concomitanza con la pubblicazione in rivista e online di sette poesie inedite dalla raccolta Sefer Sephora che in pochi giorni hanno ottenuto un grande successo di pubblico. Pubblicate il 14 febbraio, le poesie hanno avuto più di mille condivisioni su Facebook in soli sei giorni e non parliamo di semplici visualizzazioni, ma di mille persone che hanno notato, nell’immenso mare di internet, quei versi crudi, intensi, dolorosi e li hanno voluti condividere. Versi con cui Loewenthal cita in giudizio un Dio vecchio e vendicativo per crimini contro l’umanità e nel contempo stringe con la sua Sephora un patto oltre le contingenze del tempo e della morte, incidendo nomi su lapidi di carta. Si ha come l’impressione che i romanzi di Loewenthal siano proprio questo: lapidi di carta, scolpite nell’urgenza della memoria, con cui l’autore dipinge, con sorriso dolce e beffardo di chi la sa lunga, un mondo «su cui piovono a gocce schegge e micce».

Non appena Carteggi Letterari ha annunciato l’imminente edizione cartacea dell’esplosivo romanzo dello scrittore svizzero, intitolato La Dodicesima Nota, sottratto con grazia a un gruppo editoriale italiano ben più blasonato e imponente, ne ho chiesta una copia in anteprima. Sono felice di poterne offrire qui ai lettori di TicinoLive una recensione prima ancora che il romanzo venga distribuito in libreria.

Provocatorio, come ogni testo di Loewenthal, La Dodicesima Nota è una vera bomba sapientemente assemblata tra ironia e poesia, musica sinfonica e un passato europeo le cui ferite paiono essersi cicatrizzate troppo in fretta e quindi pronte a riaprirsi nel presagio di nuovi olocausti.

Gerusalemme, estate del 1999: prima di morire avvelenato, l’anziano violinista Josef Asche dona uno spartito musicale cinquecentesco al suo miglior allievo, un piccolo arabo di nome Nadim. Ha avvio così una vicenda che si snoda su tre piani narrativi che immergono il lettore in una sinfonia di prospettive e di registri eterogenei. Nell’ouverture, gli accordi cupi del passato ebraico di Asche nell’Europa nazista si stemperano presto nelle note caustiche delle indagini sulla sua morte condotte dal goffo ispettore Sekel Kantor. Il timbro cambia, quando i principali protagonisti sono riuniti, vent’anni dopo, in una sala da concerto in cui Nadim, violinista ormai affermato, sta eseguendo un movimento del Dies Irae e dove un ordigno è pronto a deflagrare, dando avvio a una serie di esplosioni in tutto l’Occidente. Mediante lo stratagemma del racconto nel racconto, viene presentata anche l’emblematica figura del Direttore d’orchestra, ossessionato da un libro incentrato sul rapporto tra il Bene e il Male, sulla responsabilità individuale, sul significato della creazione artistica. Le tre linee melodiche si ricongiungono alla fine della narrazione, in una sorta di inattesa detonazione musicale, all’insegna della speranza.

La particolarità e la bellezza di questo romanzo stanno nella poesia che soggiace al testo, in un intreccio che tiene il lettore costantemente all’erta, vero protagonista della storia di Loewenthal e solo possibile artefice del futuro prossimo.

Lev M. Loewenthal è uno scrittore ‘pessoano’ che sceglie di pubblicare quasi ogni suo nuovo romanzo con uno pseudonimo diverso e di non cavalcare mai l’onda del successo appena ottenuto da uno dei suoi molti eteronimi. Nonostante i suoi editori accettino di non divulgarne l’identità, è un dato di fatto che la sua vera firma sta in quel suo stile originalissimo, individuabile, poetico, ritmato e leggero con cui narra storie crude, ma piene di forza e di speranza, calibrate sul doppio registro della ricerca storica e della denuncia sociale, con un’ironia da ‘jüdischer Witz’, sempre pronta a risolversi in interrogativo ontologico. Per quanto si defili e si nasconda, forse più da se stesso che dai lettori, Lev Matvej Loewenthal è un autore affermato, perché ogni sua nuova pubblicazione è un clamoroso successo di pubblico, in Italia e all’estero. Nato a Kiev da un diplomatico israeliano e da una musicista francese quarantatré anni fa, ma cresciuto tra Italia, Israele e Svizzera, pare sia uno di quegli anonimi Medici Senza Frontiere che rischiano costantemente la vita in zone di guerra. Svizzero di adozione, scrive, oltre che in italiano, in inglese, francese e yiddish. I suoi testi sono stati tradotti, tra l’altro, in giapponese e olandese ed è a sua volta traduttore.

La casa editrice
Carteggi Letterari, nata sotto la stella di Josif Brodskij, è un progetto coraggioso e di successo, che ha avviato da tre anni a questa parte le collane Romanzo, Quaderni di traduzione e Poesia. Quest’ultima ha un nutrito catalogo tra cui figurano raccolte poetiche di Fabio Pusterla, Franco Buffoni e Carmine Vitale. Tra i fondatori della casa editrice, i poeti Gianluca D’Andrea (Transito all’ombra, Marcos y Marcos 2017) e Natàlia Castaldi (Dialoghi con nessuno, Edizioni Smasher 2011), direttrice editoriale che con la sua grazia e la sua tenacia è riuscita a strappare il romanzo di Loewenthal a due storici editori italiani che se lo contendevano.

MN

 

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Link
Sito Ufficiale dell’autore: www.lmloewenthal.info

Poesie: http://www.carteggiletterari.it/2017/02/14/lev-matvej-loewenthal-sette-poesie-dalla-raccolta-sefer-sephora/

Gruppo FB di lettori di Loewenthal:
https://www.facebook.com/groups/LoewenthalsHeteronyms/