Storia, Cultura, Società: ce ne parla lo storico e saggista Rosselli

Alberto Rosselli, saggista e storico italiano, è direttore di Storia Verità

Alberto Rosselli, giornalista e saggista storico, autore di numerosi saggi e collaboratore con svariati quotidiani e siti web tematici di storia, etnologia, storia militare e diplomatica e geopolitica, si racconta a Ticinolive.

Rosselli, quale è stato il testo che ha dato avvio alla sua carriera di saggista storico?
Paradossalmente – dal momento che mi occupo di Storia e geopolitica mediorientale e anatolica e di rapporti tra Islam e Occidente – è stato un testo riguardante la ‘Guerra dei Sette Anni’ in Nord America, cioè il confronto armato della metà del XVIII secolo tra Francia e Inghilterra. Dopodiché i miei interessi si sono spostati al Medio Oriente, anche perché in qualità di giornalista venni inviato dal settimanale ‘L’Europeo’ in Israele,dove sbocciò il mio interesse per l’intricata questione mediorientale.

Cover di Storia Verità (gennaio-marzo2017)

Attualmente, lei è direttore responsabile del Trimestrale cartaceo ‘Storia Verità’ (Nuova Aurora Editrice Sas). Come e quando ha deciso di occuparsi personalmente di una testata, pur mantenendo attivo il suo ruolo di saggista e di opinionista? Come è nata ‘Storia Verità’ (‘Rivista politicamente scorretta’ come afferma il sottotitolo N.D.R) e quali sono le finalità di questo foglio che quest’anno ha compiuto il suo ventesimo anno di vita?

Premetto che ‘Storia Verità’ non l’ha creata il sottoscritto, ma la ha acquistata circa dieci anni fa, dal gruppo editoriale romano ‘Settimo Sigillo’. L’idea di assumermi l’onere e l’onore di ‘costruire’ e dirigere una testata storica decisamente controcorrente, è stata la logica conseguenza di una mia scelta diciamo intellettuale. Sia come giornalista che come saggista ho sempre lavorato in maniera del tutto autonoma e libera, dedicandomi sempre ad una, io credo, onesta ma cocciuta ‘revisione’ dei fatti storici, soprattutto quelli riguardanti il Novecento. Il ‘revisionismo’ in Storia non è certo un peccato, ma una qualità e un dovere, se adoperato, ovviamente, con onestà intellettuale e con capacità tecniche. Per troppi decenni, soprattutto in Italia, la storia è stata raccontata utilizzando la nefasta e falsa lente dell’ideologia: atteggiamento che ha creato danni incalcolabili: basti pensare la nascita del cosiddetto ‘pensiero unico’. Bene, ‘Storia Verità’, che vanta ormai circa 150 Collaboratori e un fedele ‘esercito’ di lettori, vuole dare il suo contributo in questo senso: cioè ‘revisionare’ correttamente e attraverso nuove e attendibili fonti, il passato. Prassi indispensabile per comprendere il presente.

Quale sono, a Suo giudizio, gli eventi storici del Novecento che sono stati maggiormente manipolati dall’ideologia del cosiddetto ‘pensiero unico’?
Sicuramente, per quanto concerne, la storia europea e occidentale, fenomeni come il Fascismo, il Nazismo, il Falangismo spagnolo o il Salazarismo lusitano sono stati malversati, o meglio volutamente e sbrigativamente giudicati (ovviamente in maniera negativa) senza conoscerne l’eziologia e le vere ragioni (discutibili o meno) che stavano alla base dei loro programmi politici. La Storia non è una scienza ‘morale’, ma possiede tuttavia una sua ‘etica’. Evitare di affrontare le vere cause di un fenomeno politico o economico (si veda il Fascismo) e liquidarlo alla stregua di una ‘distorsione’ negativa della storia, è un atto di palese ignoranza oltre che di superficialità. Nella Storia nulla accade per caso, e tutti i fenomeni hanno eguale diritto ad un’analisi oggettiva e distaccata. L’emotività ideologica e interessata (come quella che ha mosso in passato molti storici di sinistra) non fanno bene alla comprensione, ad esempio, del Novecento europeo e del suo evolversi. Ma questo vale anche per altri quadranti geo-storici mondiali, come ad esempio il Medio Oriente o l’Estremo Oriente. La Storia è, tutto sommato, Cronaca e come tale deve essere esercitata. Non a caso Erodoto era un cronista.

Tra le sue molteplici attività (giornalista, saggista, editore, autore, N.D.R) quale predilige, e per quale ragione?

Non essendo più giovane e amando maggiormente la riflessione approfondita circa la ‘natura’ delle cose, e quindi quella dei fenomeni, prediligo la saggistica. Il giornalismo, che continuo ad amare, come amo l’editoria (intesa come creazione di un prodotto editoriale) mi interessano in misura minore. Mi spiego: amo ancora scrivere articoli e dirigere, ad esempio, una testata, ma nella misura in cui il mio lavoro possa rappresentare un modesto esempio di correttezza ed un mezzo utile per fare crescere una nuova generazione di giornalisti seri. E poi, alla mia età, si preferisce leggere ciò che scrivono gli altri. L’ardore della penna, almeno per quanto riguarda il giornalismo, ha lasciato il posto allo studio e alla riflessione. Riflessione che estendo anche al ‘senso della storia’ e meno ai ‘fatti’. Ciò che mi appassiona è l’insegnamento di Vico e la comprensione che la storia ha una sua anima e una sua ‘santa ragione’, talvolta apparentemente illogica o crudele. La storia altro non è che il susseguirsi di fatti e fenomeni legati alla natura stessa ed imperfettissima dell’uomo. E di ciò non bisogna scandalizzarsi affatto.

Il 2017 è il centenario della Rivoluzione d’Ottobre. Come commenterebbe questo fenomeno epocale?

Qui entriamo nella fenomenologia consequenziale degli ‘atti umani’. La Rivoluzione d’Ottobre (come pure quella francese) altro non furono che ‘reazioni’ socio-politiche non casuali. La storia, infatti, è anche chimica reattiva seppur intrisa di passione umana. Taluni fenomeni ‘devono verificarsi’ comunque in base a leggi determinate dallo stesso fare (giusto o errato) dell’uomo. Anche se poi, queste reazioni spesso si dimostrano negative (si veda la Rivoluzione d’Ottobre) e foriere di disastri appunto epocali. Il termine ‘Rivoluzione’ non è sempre positivo o ‘buono’ a prescindere, anche se nell’immaginario collettivo si pensa il contrario. Anche il cosiddetto ‘progresso’ e la stessa scienza non rappresentano sempre dei traguardi positivi in quanto è l’uomo (entità imperfetta) a gestirli, magari con profitto. Se non ci fosse stata la bomba di Hiroshima probabilmente avremmo più problemi energetici e meno benessere. Ripeto. La Storia non è una ‘scienza morale’ e non insegna ad essere ‘morali’. La Storia si limita a raccontare ciò che è stato, ma con ordine e onestà intellettuale.

Trova che la Storia si ripeta (historia magistra vitae, come dicevano Tucidide e Tito Livio) oppure sia un caotico insieme di eventi ed elementi (come avrebbe detto Tacito)?

La Storia intesa come historia magistra vitae mi fa un po’ sorridere, anche perché sotto questo aspetto tutte le generazioni che l’hanno studiata sono state bocciate. Ma non sono neppure d’accordo con Tacito che la descrive come un insieme caotico di conflitti. No. La Storia è come la vita, e come tale alcune volte si illumina di ottimismo, alcune altre di pessimismo.

Qual è il rapporto dei giovani con la Storia, oggi? È soddisfatto di come la Storia venga insegnata oggi nei licei?

No. Salvo rare eccezioni, la Storia non interessa molto ai giovani. Ma non è colpa loro. Viene insegnata malissimo. E in maniera tediosissima.

Intervista di Chantal Fantuzzi

@Riproduzione Riservata Ticinolive