Articolo interessante soprattutto per la denuncia della doppiezza di certi partiti che si barcamenano furbescamente… tra Bellinzona e Berna (non stiamo pensando solo alla Posta, sia chiaro!)

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Nella seduta di dicembre del Granconsiglio ticinese tutti i partiti si sono schierati per chiedere alla Confederazione una moratoria nella chiusura degli uffici postali. Naturalmente ne sono felice e ho votato con convinzione tale proposta, ma l’ipocrisia dei partiti borghesi ha raggiunto livelli incredibili: coloro i quali sotto il cupolone federale hanno privatizzato e liberalizzato tutto quello che potevano; di colpo a Palazzo delle Orsoline si sono trasformati in paladini del servizio pubblico! Della serie: al popolo diciamo quello che si vuole sentir dire, che tanto a Berna voteremo come sempre abbiamo fatto?

Vi sono stati deputati del PPD che hanno sostenuto in Granconsiglio, che – giustamente! – gli uffici postali sono i “nostri”, in quanto “sono della popolazione e non dei manager”. Tutto corretto, per carità: ma quale era la posizione del PPD a Berna quando, ad esempio, si eliminò il monopolio sui pacchi? E che dire dei deputati del PLR che chiariscono che “la Posta era un servizio pubblico e non un servizio per il pubblico” sottolineando come esso fosse stato creato dai liberali ammettendo che la storia poi “ha condotto gli stessi liberali a misconoscere” questi intenti originali. Anche qui: una posizione eccellente, da applaudire, ma c’è anche da restare stupefatti! Il partito che più di tutti ha voluto privatizzare le PTT e liberalizzare il mercato delle telecomunicazioni, ora in Granconsiglio vota unanime contro … se stesso?

Al di là del mio scetticismo, mi auguro che ora tutti mantengano tale impegno con coerenza perché se domani a Palazzo federale i consiglieri nazionali borghesi continueranno a votare come hanno fatto finora, allora tutta l’indignazione espressa in Ticino sarà solo una solenne presa in giro.

In qualità di deputato del Partito Comunista sono stato autore di due recenti interrogazioni al Consiglio di Stato a favore degli uffici postali e, nel mio intervento in aula durante la seduta di dicembre, ho chiarito che finché non si ritornerà a tematizzare sul serio la nazionalizzazione di un tale settore strategico per l’economia del Paese, come quello postale e delle comunicazioni in generale, il tutto rischia di essere solo una misura palliativa, l’ennesima illusione venduta alla popolazione. I comunisti sono titolati a parlarne, poiché sempre siamo stati in controtendenza sui temi relativi alla Posta e nel 1997 siamo stati gli unici addirittura a tentare la via referendaria contro la privatizzazione delle PTT, purtroppo in quel caso persino senza l’appoggio dei vertici sindacali.

di Massimiliano Ay, candidato al consiglio comunale di Bellinzona e segretario del Partito Comunista