Il comunicato del “Comitato unitario per una nuova politica migratoria svizzera” è sembrato anche a noi – che pure siamo per natura indulgenti – delirante. Ma attenzione! Per il Paese può esserci salvezza solo se una vasta maggioranza di cittadini è in grado di scorgere e condannare il delirio. Ed è disposta a battersi contro forze che, se divenissero soverchianti, distruggerebbero la Svizzera in dieci anni (ma anche di  meno).

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“L’UDC vuole rappresentare le migliaia di lavoratrici e lavoratori indigeni che hanno costruito il paese ma che oggi – a causa delle politiche totalmente lassiste della Berna federale e dell’atteggiamento servile di quest’ultima nei confronti dell’UE – nonostante le poche misure che il Dipartimento delle Istituzioni ha coraggiosamente messo in atto nell’ambito limitatissimo spazio di manovra concessogli dal diritto superiore, vedono vieppiù negati i diritti che dovrebbero essere (e in passato lo erano) acquisiti, come per esempio quello elementare di essere padroni in casa propria.”

L’UDC ha voluto con questo parafrasare uno stralcio del delirante comunicato diffuso dal sedicente “Comitato unitario per una nuova politica migratoria svizzera” che (la sinistra non ha d’altronde mai rifulso per la sua coerenza), nascondendo l’intento sotto un apparente obiettivo politico di livello federale, dichiara di “voler dar vita a un fronte unitario di opposizione alle politiche del Dipartimento delle Istituzioni” guidato da Norman Gobbi”.

Ed è qui che si tradisce il vero scopo dell’operazione, ossia non tanto l’affermazione di princìpi tanto assurdi quanto irrealizzabili perché è la maggioranza della popolazione stessa a non volerli – specialmente in una situazione degradata del mercato del lavoro come quella attuale – quanto approfittare di una ghiotta occasione per tentare di indebolire con l’attacco personale la posizione di un consigliere di Stato che gode di eccessivo (ai loro occhi) consenso popolare. Che i principi di cui sopra siano un’utopia irrealizzabile alle nostre latitudini, lo dimostra l’esito – particolarmente marcato in Ticino – della votazione sull’iniziativa federale contro l’immigrazione di massa e di quella cantonale “Prima i nostri!”.

Il Dipartimento delle Istituzioni, con le misure fin qui adottate – poche secondo l’UDC ma, come detto, lo spazio di manovra è purtroppo limitato – non ha fatto che applicare la legge. Una legge che questo “comitato Brancaleone” – guarda caso composto solo da membri della sinistra più o meno estrema – pretende venga bellamente ignorata o infranta, come già non ha mancato di fare qualche “notabile” di quell’area politica.

L’UDC Ticino si schiera in questo caso compatta in difesa della legge, sostenendo quindi l’operato di Norman Gobbi e invitandolo a continuare sulla linea adottata finora, possibilmente inasprendola ulteriormente nei limiti che la legge permette.

UDC Ticino