dal portale www.blognews24ore.com

Quattro morti e decine di feriti dopo l’attentato perpetrato da un uomo mercoledì 22 marzo davanti al Parlamento di Londra. Un evento che non rimetterà in questione le fondamenta di un paese o di una società, scrive il quotidiano britannico The Guardian.

“L’ondata di terrorismo ha raggiunto il cuore di Londra. Il Parlamento è stato sottoposto a questa prova perchè rappresenta un obiettivo di primo piano. Lo scopo di questi atti è innanzitutto uccidere e seminare il caos. Ma è probabile che il responsabile non volesse accontentarsi di rovinare un muro o causare morti e feriti. Si suppone che si aspettasse un formidabile riscontro mediatico. Forse la sua intenzione era quella di seminare il terrore, di testare la solidità della democrazia e, se possibile, di obbligarla a cambiare comportamento.

Di conseguenza, non dobbiamo reagire in maniera eccessiva. Questa settimana cade l’anniversario dell’orrore perpetrato dallo Stato islamico all’aeroporto e nella metropolitana di Bruxelles, costato la vita a 32 persone. Un dramma che faceva seguito agli attentati di Parigi.

Senza l’aiuto dei media e di coloro che lo alimentano con parole e atti, il terrorismo è impotente. Nel suo libro Terrorism : How to Respond [Terrorismo, come reagire], Richard English sottolinea che la pretesa minaccia contro la democrazia, che i politici amano evocare in questo genere di situazione, non risiede nel sangue versato e nella distruzione. Quello che si rischia, in realtà, è provocare reazioni controproducenti e oltraggiose da parte dello Stato. Il che mette coloro che scelgono di cedere alla provocazione in una posizione particolare e compromettente. Solo se i media reagiscono in un certo modo, i terroristi possono sperare di raggiungere i loro obiettivi.

Dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles, il governo britannico si era affrettato ad attuare la strategia detta “di prevenzione”, ordinando a tutti gli edifici scolastici di mostrare che dispongono di programmi per lottare contro l’estremismo non violento, che può generare un’atmosfera favorevole alla violenza.

L’interventismo dello Stato che ne deriva è impressionante. Non passa settimana senza che la polizia non lanci appelli alla vigilanza – il che non fa che accentuare la paura, la sfiducia e il nervosismo nei confronti degli stranieri. Di recente, la BBC ha diffuso una docufiction intitolata Allarme attenti, che di fatto era una vasta operazione per dotare la polizia di maggiori mezzi.

La decisione di pubblicare o meno informazioni sui terroristi implica una scelta, un partito preso, Non si tratta di censura. Nella mente di chi cerca di ottenere il massimo di pubblicità, c’è molta differenza tra l’essere in prima pagina ed essere all’interno del giornale, in un angolo. Se l’intenzione non è solo quella di uccidere, ma di terrorizzare la massa, allora i media sono complici di prima categoria. Non è l’atto in sé che semina il panico, ma le informazioni, la televisione, le edizioni speciali.”