Lancio della raccolta firme per l’Iniziativa popolare costituzionale per l’introduzione del principio del Referendum finanziario obbligatorio nella Costituzione cantonale

Basta tasse e basta spese: che i cittadini possano votare su certe spese cantonali

Il Comitato è grosso e importante, con una chiara connotazione di destra: leghisti e UDC -AL con qualche sporadico esponente dei partiti storici. Totalmente assenti radicali e socialisti (com’è ovvio). Sulla raccolta delle firme necessarie  – ben 10.000 in soli 2 mesi – si può essere ottimisti, con il sostegno determinante del “team Siccardi” (che esiste eccome, benché alcuni lo neghino) e di Giorgio Ghiringhelli, autentica tigre a difesa dei diritti popolari. Morisoli ha parlato a lungo, ribadendo l’esigenza di imbrigliare la “famelicità” dello Stato. In particolare ha detto: “Tutti strillano come aquile contro i tagli. Ma guardate le cifre vere. Esse mostrano senz’ombra di dubbio che la spesa pubblica esplode.”

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I conti del Cantone non tornano. Senza interventi il debito pubblico nel 2019 sarà di circa 2,4 miliardi (2’400 milioni), le spese del quadriennio aumentano di 600 milioni. Cifre spaventevoli se si pensa che mai prima nella storia del Cantone, si farebbero debiti per 1’000 milioni in solo 8 anni (2010 – 2018). Dal 2001 al 2019, su 19 esercizi contabili, i conti avranno chiuso 15 volte con dei deficit e solo 4 volte con degli avanzi d’esercizio. Il totale dei deficit cumulati su questo periodo è di 1’375 milioni di franchi, quello degli avanzi di 123 milioni. Dimostrazione che i rari pareggi non bastano a risanare le finanze e soprattutto non reggono nel tempo. Il Governo cerca di correggere questo disastro finanziario con un pacchetto di 185 mio con effetto pieno sul 2019. Un pacchetto che contiene molti più oneri e aggravi fiscali per i cittadini e le aziende, che risparmi sul fronte della spesa, e che anche se andasse in porto non inciderebbe sulla tendenza della crescita costante della spesa cantonale che dal 2001 al 2019 passerà da 2’279 milioni a 3’378 milioni all’anno, 1’099 milioni in più, cioè un aumento del 48.2% ! Provocando deficit enormi cumulati nonostante che il gettito fiscale e l’incasso di tasse siano cresciuti come non mai prima d’ora, e la pressione sarà ancora aumentata. Per questi motivi occorre aumentare la disciplina sulla spesa e sul comportamento decisionale dei politici che producono la spesa. A tale scopo noi vogliamo introdurre nella Costituzione il principio del Referendum finanziario obbligatorio. Di che si tratta? E’ uno strumento che esiste già, in forme diverse, in 18 Cantoni svizzeri. Lo scopo è semplice: quando Governo e Parlamento approvano un compito o un investimento sopra una certa soglia “X” di costo (in ogni Cantone è diversa), prima di poter spendere i soldi lo devono chiedere al Popolo. Esistono diversi criteri e diverse forme di applicazione del referendum finanziario obbligatorio, ognuna molto valida nel rispetto del nostro federalismo finanziario e fiscale. Che sia l’una o l’altra forma, l’analisi finanziaria su più decenni ha dimostrato che i Cantoni che prevedono il referendum finanziario obbligatorio hanno i conti più in ordine e minori debiti di chi non ce l’ha, e una fiscalità migliore. Di fronte alla situazione disastrata che si prospetta per il Ticino, il referendum finanziario obbligatorio è certamente uno strumento utile ed efficace per calmare la crescita inarrestabile delle spese. Questo strumento ha parecchi vantaggi non solo strettamente contabili. Come quello di vitalizzare il sano principio svizzero che chi paga comanda e chi comanda paga. Di fronte a certe spese elevate è bene che non siano decise solo da una cinquantina di politici: 5 Consiglieri di Stato e una maggioranza qualificata di 46 deputati in Gran Consiglio; ma che l’ultima parola sia data ai 200’000 cittadini che pagano. In fondo, le spese e il loro finanziamento tramite imposte, tasse e balzelli tocca tutti i cittadini e non solo i pochi eletti. Gli studi sul tema indicano che Governo e Parlamento diventano molto più prudenti nello spendere delle cifre sopra la soglia “x “ se sanno che sarà il Popolo a decidere. Questo effetto frena in automatico la propensione a spendere un po’ allegramente sulla base delle scelte dei Dipartimenti, costringe anche a portare davanti al Parlamento diverse alternative per risolvere un problema e non solo la migliore o la più costosa, fa riflettere meglio sulle priorità e la parsimonia e obbliga a fare il passo secondo la gamba. Oggi la maggior parte dei cittadini non si immagina lontanamente cosa e quanto costano certe decisioni di Governo e Parlamento, questo sistema riavvicinerebbe molte persone alla politica dovendosi informare, dibattere, sostenere o avversare certe spese sulle quali si dovrà votare. Il sistema rivitalizza la democrazia diretta e il sano principio della sussidiarietà nel controllare dal basso le finanze pubbliche; la Svizzera eccelle proprio per questa sua capacità. Gli studi hanno dimostrato anche che non è vero che si andrebbe a votare troppe volte, al contrario, Governo e Parlamento sono obbligati a pensare bene e in modo parsimonioso, per andare il meno possibile in giudizio popolare. Il Referendum finanziario obbligatorio non è uno strumento di risanamento, quello deve essere ottenuto con altre misure strutturali, è invece uno strumento di disciplina finanziaria a tutela dei cittadini e dei contribuenti. Di fronte al disastro finanziario è positivo che anche il Popolo sia coinvolto e possa dire la sua quando si tratta di spendere i suoi soldi. Il referendum finanziario è uno strumento molto svizzero, ben collaudato e molto efficace per mantenere i conti in ordine, per garantire il giusto rispetto reciproco tra cittadino e stato, per legittimare le istituzioni e per far prosperare il mercato e la società civile. Non c’è nulla di più svizzero, federalista e democratico del referendum finanziario obbligatorio. Determinati partiamo oggi con la raccolta delle firme per ottenere l’adozione di questo strumento ormai indispensabile anche per il Ticino.

Il testo dell’iniziativa verrà pubblicato sul Foglio ufficiale del 28 marzo, e vi sarà poi tempo fino al 29 maggio per raccogliere le 10’000 firme necessarie.

L’iniziativa sarà lanciata da un folto comitato di 36 persone, che per la precisione sarà composto da :
Sergio Morisoli (primo firmatario), Alberto Siccardi, Maurizio Agustoni, Valentino Benicchio, Antonella Bignasca, Edo Bobbià, Nicola Brivio, Alain Bühler, Iris Canonica, Daniele Caverzasio, Alessandro Cedraschi, Marco Chiesa, Carlo Danzi, Franco Denti, Lara Filippini, Michele Foletti, Gianmaria Frapolli, Tiziano Galeazzi, Sabrina Gendotti, Angelo Geninazzi, Battista Ghiggia, Andrea Giudici, Michele Guerra, Giovanni Jelmini, Fabio Käppeli, Piero Marchesi, Paolo Pamini, Marco Passalia, Stelio Pesciallo, Gabriele Pinoja, Lorenzo Quadri, Fabio Regazzi, Tullio Righinetti, Marco Romano, Paolo Sanvido e Rocco Taminelli.

Per l’occasione è stato creato un apposito sito web già in funzione (www.referendumfinanziario.ch) sul quale i cittadini potranno leggere le argomentazioni a favore dell’iniziativa e dal quale a partire dal 29 marzo sarà possibile scaricare il formulario per le firme.