Ci siamo recati nella Capitale nella convinzione che non ci sarebbero state sorprese. In conferenza stampa il PLR ha comunicato che il suo numero uno bellinzonese Andrea Bersani non avrebbe sfidato il sindaco uscente Mario Branda, socialista, per il Sindacato.

La decisione è stata presa dopo approfondite riunioni e discussioni, ma appare tutto sommato logica e saggia. In effetti la domanda cruciale era molto semplice e qualcuno dalla sala l’ha formulata: “Onorevole Bersani, se avesse deciso di affrontare Branda, a quanto avrebbe stimato le sue probabilità di successo?” La risposta è stata serena, realistica e indubbiamente sincera. “Sarebbe stata dura, molto dura. Le mie probabilità non le quantifico ma non sarebbero state alte.”

Il PLR della Nuova Bellinzona ha dato buona prova di sé sia nell’elezione al Municipio sia nell’elezione al Consiglio comunale ma – oggi come oggi – non ha l’uomo capace di battere il Sindaco socialista, che gode di un notevole vantaggio psicologico e riceve complimenti da tutti (la politica funziona esattamente così, finché dura). È altresì evidente (volendo guardare indietro) che per le sue odierne disgrazie il PLR può ringraziare il suo ex sindaco Brenno Martignoni.

I Radicali hanno vinto, onore a loro, ma questa (forzata) rinuncia ha un sapore amaro. Perciò le facce erano composte e serie, ma non festose. La Città dei castelli per ora si terrà il suo Sindaco socialista, ammirato, che gode in effetti di una buona immagine. “Ha portato la pace in Città, dopo anni di guerra” mi sussurra uno. A quelli di Lugano (che di castelli non ne ha, però ha il LAC e rimane la Perla del Ceresio) le cose bisogna spiegargliele fino in fondo.