Alle 4.40 del 7 aprile 59 missili americani si sono abbattuti contro base militare siriana Shayrat, da dove sono presumibilmente partiti gli aerei responsabili dell’attacco chimico contro Khan Sheikun.

Le reazioni si sono susseguite rapidamente. Nonostante l’amministrazione Trump affermi che la Russia è stata avvisata prima del raid, il presidente Vladimir Putin ha condannato l’attacco e il portavoce Dmitri Peskov  l’ha definito “un’aggressione contro uno Stato sovrano in violazione delle norme di diritto internazionale, su pretesti inventati”.  Ha poi aggiunto: “Quest’azione di Washington arreca un danno considerevole alle relazioni russo-americane, che erano già compromesse. Soprattutto, non ci avvicina all’obiettivo finale della lotta contro il terrorismo internazionale, ma al contrario pone dei seri ostacoli per la costituzione di una coalizione internazionale per la lotta contro il terrorismo”.

A confermare la condanna del gesto americano la Russia ha sospeso il memorandum con la coalizione a guida americana per la prevenzione degli incidenti e la garanzia dei voli e ha inoltre richiesto urgentemente una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

A peggiorare la situazione la presenza di aerei ed elicotteri russi nella base di Shayrat rimasti gravemente danneggiati nel raid.