Diego Fusaro, saggista e docente all’Università San Raffaele e IASSP (Istituto Alti studi Strategici Politici)

“Ricartografare la realtà, respingendo le categorie collaudate (spesso frutto di giudizi a priori).” Così Diego Fusaro apre una brillante e profonda analisi sul Capitalismo odierno, che si nutre del giovane desiderante, destabilizzando la stabilità e demolendo famiglia, stato, storia, istituzioni.

Ricartografare la realtà. Ma quali sono i rischi?
Essenzialmente due. La Cattività simbolica: spesso, infatti, senza che ce ne avvediamo la nostra mente è prigioniera finti modi di pensare e di categorie che si presentano sotto forma di pregiudizio e verità indubitabile dogmatica (come l’irreversibilità della mondializzazione e l’inesistenza degli stati nazionali, entrambe mai argomentate)
I Cadaveri concettuali, ovvero concetti validi solo per altre epoche storiche, passate e concluse, oggi incapaci di fare presa sulla realtà. Concetti che avevano un proprio contenuto in epoche precedenti, ma che oggi, mutato il contesto storico, finiscono per presentarsi vuoti. (Ne sono un esempio destra e sinistra, fascismo e comunismo)
Il problema dell’etica si basa sul fatto che i new media altro non facciano che glorificare e raddoppiare l’ordine esistente. Il grande mondo della mediaticità è una glorificazione santificante dei rapporti di forza dominanti. La sovrastruttura della globalizzazione post 1989 legittima i rapporti di forza della globalizzazione.
I New Media glorificano l’ordine esistente basandosi sulla mediaticità. In che senso?
Occorre hegelianamente distinguere l’etica dalla morale. L’etica riguarda il costume comunitario e storicizzato di un popolo, la morale riguarda invece l’interiorità dell’individuo.
Oggi sta avvenendo uno svuotamento integrale dell’etica ad opera dell’economia. La dinamica è (come avrebbe detto Schimtt) la neutralizzazione da parte del modello economico di tutto ciò che non è affine ad esso. Neutralizza il politico, depoliticizza l’etico.
Qual è il contesto in cui viviamo?
La logica di neutralizzazione e svuotamento dell’etica si basa essenzialmente su tre punti:
1. La realtà in cui viviamo (mobile e precaria) è la società del capitale, che non soddisfa bisogni concreti, ma predica uno sviluppo illimitato.
2. E’ una società asimmetrica basata sulla logica verticale servi- signori
3. E’ la coscienza che, facendosi opaca, non vede più i rapporti sociali ma solo le cose, le merci.
L’essenza metafisica del capitale: l’illimitatezza pienamente realizzata.
Viviamo oggi in un Capitalismo assoluto, sciolto da ogni vincolo, privo di ogni limite: il capitalismo del ’68 ha cambiato struttura.
Ovvero?
La borghesia non è (più) il capitalismo (secondo l’ostinata e solerte identificazione marxista).
E’ oggi una classe sociale portatrice di una propria dialettica. Può aderire alla classe dominante o contestarla in nome di quell’emancipazione universale che il capitalismo stesso rende impossibile.
Il capitalismo dal ‘68 è cambiato molto. Equiparato al sol dell’avvenire corrispose invece all’ammodernamento di una società ultra capitalista che volle liberarsi sia dal proletariato sia dalla borghesia, seguendo l’Individualismo nietzschiano della liberazione da ogni limite.
Nel ‘68 la lotta divenne per la liberalizzazione integrale dei costumi, inaugurando l’era del vuoto.
Il proletariato divenne organico del capitale stesso (e secondo l’economicizzazione del capitalismo non venne più superato); La borghesia viene distrutta dal capitalismo stesso, che nel ’68 divenne antiborghese. E Il capitalismo si fa assoluto liberandosi di entrambi.
Dall’89, poi, è variata la lotta di classe. Oggi, infine, c’è una classe sfruttata erede della vecchia borghesia, in capo un’élite finanziaria. Quest’ultima odia non soltanto i vecchi valori del proletariato, ma anche quelli della borghesia (stato sovrano nazionale e famiglia).
Il processo di assolutizzazione del mercato non deve avere limiti etici.
Perché il capitale deve distruggere l’etica?
Il capitalismo oggi si regge sul nichilistico allargamento della valorizzazione forma merce illimitata del valore. Oggi si presenta come antiborghese, antiproletario, ultra capitalistico.
Il progresso viene realizzato previa la disgregazione del quadro etico.
L’aristocrazia finanziaria capitalista odia lavoro e famiglia: odia il lavoro (=la capacità di antropizzare la natura) poiché essa al contrario vive di rendita, mentre il lavoro accomuna borghesia e capitalismo. Odia la famiglia, poiché è valore comune e al proletariato e alla borghesia.
Il capitalismo deve distruggere l’etica poiché essa si basa su valori incompatibili con un capitalismo basato invece sulla precarizzazione; essa si basa su forme comunitarie dell’esistenza, inconciliabili con le dinamiche ultra capitalistiche mercantili. Come la comunità statale- nazionale, realtà che per via della loro radicalizzazione deve essere abbattuta dalla logica di sviluppo del capitalismo, assoluto e realizzato in quanto tale.
Su che cosa si basa l’illimitatezza di oggi?
Sulla violazione dell’inviolabile, sulla distruzione della comunità, come violazione dei confini (connotati, se menzionati, come correlati necessariamente al fascismo e al razzismo); sul godimento illimitato dell’individuo che viola l’inviolabile (come le Femen, emblema spregevole della quotidianità); geopoliticamente, infine, sullo sconfinamento: il capitale abbatte riducendo il piano liscio del mercato globale, ecco perché le battaglie contro le identità nazionali vengono necessariamente degradate all’essere retrograde, ne è emblema la circolazione libera di persone mercificate.
Infatti i contestatori di Trump, il portatore imperialista dell’ideologia dei confini (intesi non solo come fino spinato ma anche come spazio entro il quale ci si organizza mediante lo Stato Nazionale, la Moneta, l’esercito, machiavellicamente parlando) erano proprio le multinazionali che temevano una loro limitazione.
Come si caratterizza il passaggio dal vecchio capitalismo borghese proletario al capitalismo antiproletario post borghese?
si caratterizza per la neutralizzazione dell’eticità, nella sfera di valori instabili che rivelano le non ancora avvenute:1) rimozione della comunità sentimentale della famiglia; 2) la distruzione della cultura, 3) la distruzione della stabilità professionale.
Esse si stanno realizzando: la prima previa la dissoluzione della famiglia monogamica classica, liquidata dai Media, nonostante i suoi 3mila anni di cultura, come l’uomo violento verso la donna. La seconda previa l’aziendalizzazione del sistema scolastico di debiti e crediti: L’università, che non è mai servita a creare posti di lavoro, quanto piuttosto a formare uomini, diviene aziendalizzata, destrutturalizzata. La terza, infine, previa la rimozione del vecchio posto fisso.
Viene così distrutto il mondo hegelianamente basato sulla stabilità e sulla comunità sociale.
Il capitalismo governa il bisogno?
Il capitalismo oggi ha rimosso, destabilizzandola, la fase della maturità: oggi si è giovani sino a 60 anni. Immediatamente, poi, si diventa vecchi. E i vecchi sono nella stessa instabilità dei giovani.
Il giovane è soggetto ideale, proprio per la sua instabilità si è il desiderante per eccellenza. E il Capitale non vive di bisogni, ma di desiderio illimitato.

A cura di Chantal Fantuzzi 

(Lezione "Etica e New Media tenuta da Diego Fusaro presso lo IASSP)

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