Il professor Francesco Russo, luganese, si trova nel suo ufficio all’ENSTA, Ecole Nationale Supérieure de Techniques Avancées, un politecnico parigino, e commenta per i lettori di Ticinolive le “strambe” (ma appassionanti) Presidenziali 2017.

Un’intervista di Francesco De Maria.

* * *

Francesco De Maria  Allora, quando si voterà in Francia?

Francesco Russo  Domenica prossima, 23 aprile per il primo turno. Rimarranno due soli candidati.

E il ballottaggio?

Due settimane dopo, cioè il 7 maggio.

I candidati sono numerosi, vero?

Certamente, sono ben 11. Sono quelli che hanno ottenuto le famose 500 firme di membri di consigli legislativi o esecutivi locali o nazionali : é la condizione che la legge prescrive  per poter essere candidato alla presidenza della Repubblica. La stampa li distingue in 5 candidati maggiori e 6 minori in base ai sondaggi recenti.

Allo stato attuale solo 4 hanno possibilità di passare il turno, il quinto (Benoît Hamon, che ha vinto le primarie socialiste) è distanziato di molto.

Chi è il favorito? E quali sono le loro quotazioni nei più recenti sondaggi?

In testa troviamo Emmanuel Macron con il 24%. Un ex banchiere che è stato ministro delle Finanze (“tecnico”) di Hollande. Ha fondato il movimento “En marche!” che nel luglio dello scorso anno ha tenuto un meeting che ha riscosso un’adesione spettacolare. E’ riuscito a riunire molti politici di centro-destra e centro-sinistra. Ha il sostegno dell’ex-primo ministro Manuel Valls (socialista) ma anche del centrista François Bayrou, poi altre personalità di centro destra (non proprio di « primo pelo » come Philippe Douste-Blazy, poi personalità del mondo dello spettacolo. In un certo senso é il candidato dell’ « establishment ».

E dunque, dopo il quinquennato disastroso di Hollande ci troviamo in testa… un socialista!

Non proprio, in realtà Macron non aveva neppure partito. Ma potrebbe essere… la salvezza (insperata)… per la corrente  « istituzionale » del partito socialista !

Poi chi c’è?

Ovviamente Marine le Pen, leader della destra nazionalista, staccata di poco. I sondaggi la davano ieri al 23%. Nelle ultime settimane sembra aver perso un po’ di smalto, a un certo momento aveva raggiunto addirittura il 28 % .

In terza posizione?

Arriva François Fillon, travolto dal notissimo scandalo che ha investito sua moglie Penelope e i suoi figli. Nonostante tutto Fillon resiste, con un discreto 18.5%.

Qual è la sua linea politica?

Sui temi “caldi” di società (matrimoni omosessuali, aborto, maternità per sostituzione)  é sulla linea tradizionale, anche se relativamente prudente. Ha il sostegno della maggioranza dei cattolici francesi. In tema economico auspica un programma liberale con una forte riduzione delle tasse, una soppressione delle « 35 heures », il licenziamento di 500000 dipendenti statali (« fonctionnaires »).

Non sembrava sul punto di gettare la spugna?

Forse sì, ma alla fine ha mostrato una forza di carattere eccezionale, nell’avversità. Durante i cinque anni da primo ministro di Sarkozy era decisamente in ombra.

Il quarto è…

… Jean-Luc Mélenchon, candidato dell’estrema sinistra, stimato intorno al 17%. Ultimamente ha un po’ corretto il tiro. Ad esempio è passato dal concetto di “Francia multiculturale” a quello di “Francia multietnica”. Mélenchon é il tipico « tribuno del popolo » con un’impressionante arte oratoria e con un bagaglio culturale di alto livello. Dal punto di vista « tecnologico » é riuscito a dare un’immagine di sé moderna e non arcaico-marxista. Per esempio si é servito della tecnica degli « ologrammi ». E’ riuscito ad animare  meeting elettorali in simultanea in diverse città francesi, servendosi di « Mélenchon virtuali » .

Ma… e il vincitore delle primarie socialiste? Che ne è di lui?

Benoît Hamon?  Sembra tagliato fuori. Molti dei suoi l’hanno abbandonato. Le primarie socialiste in Francia alla fine sono state un puro « allenamento civico». Rapidamente Hamon é stato abbandonato dai più.

Sono dei traditori?

Più semplicemente, degli opportunisti. Pensano che “l’ex ministro di Hollande” possa vincere (e in effetti può), lo stesso Hollande sembra sostenerlo nell’ombra. Una specie di « socialista  tendenza Tony Blair » (fuori tempo massimo)  che sbuca dalle macerie dell’impopolarità presidenziale e, miracolosamente, vince!

E i temi salienti della campagna?

La settimana di « 35 heures », l’uscita eventuale dall’euro, il rapporto con l’UE (e l’eventuale uscita da essa), il salario di cittadinanza,  il  radicalismo terrorista di matrice islamica, la sicurezza, ma anche la transizione economico-ecologica.

Marine le Pen può vincere?

Forse al primo turno. Ma nel ballottaggio il cosiddetto “Fronte repubblicano” (cioè, in pratica, tutti contro di lei) dovrebbe avere la meglio! Non si puo’ pero’ escludere una sorpresa, per il fatto che non tutti quelli che votano per lei lo dichiarano  pubblicamente. Dovesse esserci  un duello Le Pen-Mélenchon al ballottaggio, avrebbe alcune possibilità di vittoria.

Molti dicono che queste sono le « elezioni » più strambe della Quinta Repubblica…

Si tratta di elezioni in cui non é facile fare previsioni, difatti i sondaggi sono quelli che sono ed esiste un margine di errore importante (circa 2.5%) e le predizioni evolvono giorno dopo giorno. Si pensi che alle elezioni americane i sondaggi davano Hillary Clinton vincente ! Stanno emergendo nuove tecniche di « predizione » basate ancora in parte  sul rilevamento  statistico-descrittivo classico, ma tenendo anche conto della nascente disciplina dei « big data ». Le predizioni dei risultati prenderebbero in considerazione, oltre al rilevamento prettamente statistico facilitato dalle enormi miniere di dati ora accessibili, anche la modellizzazione del comportamento del cittadino-elettore, delle sue possibilità di influenzare e di essere influenzato tramite i « social network ». Per esempio « Le Point » pubblica uno studio recentissimo  di cinque studenti di « Telecom Paris » (una nota « Engineering School » parigina) che utilizza queste nuove tecniche. Questo porrebbe al primo posto Marine Le Pen e al secondo François Fillon… Quest’informazione va considerata evidentemente  con grande prudenza, ma potrebbe aprire nuove frontiere per la « Scienza statistico-stocastica » applicata alle elezioni.

Esclusiva di Ticinolive