Il 21 maggio a Parma si terrà il congresso della Lega Nord per dare al partito un nuovo segretario federale, il candidato Fava, oppure confermare quello uscente, Salvini.

Non un voto segreto, né elezioni tranquille, tutt’altro: la sfida è già iniziata e si preannuncia più acerrima che mai.  Da una parte il candidato che è anche il segretario uscente, Matteo Salvini, europarlamentare a Bruxelles, intenzionato a portare avanti la fisionomia nazionalista che ha ormai impresso al partito (quello del “da Nord a Sud” e del “Prima gli Italiani”, per intenderci), che va, obliato ormai il ricordo di Bossi, tranquillamente (si fa per dire) a Messina, Napoli, Palermo, dall’altra  Gianni Fava assessore in Lombardia, deciso a far riprendere al partito l’antico volto nordista (del “Prima il Nord”.)

I militanti sono chiamati a sottoscrivere la candidatura del candidato preferito, affinché le firme raggiungano il numero legale per la candidatura; indi voteranno per alzata di mano per confermare la presidenza del vincitore, a Parma, per l’appunto.

Il mandato di Salvini è scaduto a dicembre 2016, dopo tre anni, quando era stato confermato al Lingotto, a Torino, alla presenza di prestigiosi ospiti quali Wilders e i delegati del Front National.

Ad incrementare il fuoco delle polemiche il fatto che mentre il collettivo “Terroni Uniti” invadeva profanandolo il “sacro suolo” Pontida, storico luogo di raduno della Lega Nord, l’attuale segretario era a Catania ad annusare i pomodorini made in Italy, senza aver speso – probabilmente ennesimo atto di astuzia mediatica, tuttavia profonda ferita per i “fedelissimi” – una parola sulla profanazione di Pontida. Fava ha cavalcato tutto ciò, spiegando che non si tratterebbe unicamente di una questione ideologica quanto di coerenza.

A sostenere Fava tutti i nostalgici della “vera” Lega non solo bossiana, quanto piuttosto “del Nord”, fautori dell’indipendenza sine qua non di Veneto e Lombardia (astutamente promossa anche da Salvini), a sostenere Salvini molti esponenti della dirigenza. Accese le polemiche, anche per l’iniziativa che invita i “non militanti” a sostenere comunque Salvini postando una foto su facebook e soprattutto per la raccolta firme, che proprio per il “metterci la faccia” chiama in prima persona i militanti. Questi si dividono, per l’appunto, dando risultati prevedibili e velatamente rischiosi: una Lega che si riunirà, probabilmente, ancora una volta sotto lo scettro del candidato uscente (più forte e sostenuto, per l’appunto ‘da nord a sud’), non senza aver tuttavia subito un’ulteriore forte disgregazione tra nazionalisti e padani.