Sono grato a Opinione Liberale, che mi concede la facoltà di pubblicare questa bella intervista. Non ho mai avuto l’occasione di conoscere personalmente Vicky Mantegazza, ma conosco suo padre, il mitico Geo, e la sua sorella giovane, Anna, ormai psicologa laureata, che è stata mia alunna a Lugano 1 se ben ricordo per due anni.

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La politica sportiva dell’Hockey Club Lugano ha portato la squadra bianconera a reagire e a conseguire dei risultati emozionanti dopo una stagione dagli inizi sofferenti. Negli ultimi mesi il Lugano ha infatti ricercato il successo del titolo svizzero, sfumato per poco, molto poco. Di che rendere orgogliosi i tifosi bianconeri e la presidente Vicky Mantegazza che dà appuntamento alla prossima stagione per condividere «quelle splendide emozioni che si vivono alla Resega»

Andrea Nava  Presidente Vicky Mantegazza. Il suo HCL non ce l’ha fatta contro lo strapotere del SC Berna. Una squadra tosta. Fiera del risultato della sua squadra?

Vicky Mantegazza  Sia durante la regular season sia nei playoff il Berna ha dimostrato di essere la squadra più forte e, per la prima volta dal 2001, si è riconfermato campione per due anni consecutivi. Onestamente devo dire che il Lugano ha saputo metterlo in difficoltà più di quanto ha fatto lo Zugo in finale. Soprattutto nell’ultima partita della serie, persa dopo i rigori, avremmo meritato la vittoria. Comunque, se considero la situazione sportiva in cui eravamo ad inizio gennaio con il rischio concreto di non qualificarci per i playoff, sono contenta di come la squadra ha reagito. Abbiamo eliminato una potenza come lo Zurigo e abbiamo dato del filo da torcere al Berna. La squadra ha lottato con grinta e disciplina, l’ambiente alla Resega è stato eccezionale.

Greg Ireland, il tecnico canadese, ha firmato un contratto che lo legherà all’HCL ancora per 2 anni. Dall’ottica del presidente, come si arriva alla decisione di confermare o meno un allenatore?

Dopo la fine dei playoff ci siamo presi qualche giorno di riflessione per una scelta importante come quella di confermare o meno l’allenatore. Abbiamo analizzato con il direttore sportivo e il consiglio d’amministrazione quanto fatto da Greg Ireland e dal suo assistente Jussi Silander da gennaio e abbiamo condiviso la decisione di proseguire la nostra avventura con loro. Ireland ha dimostrato di sposare appieno la nostra filosofia di club. Ha saputo combinare il risultato sportivo con l’integrazione e la fiducia nei giovani. Ha assegnato un ruolo preciso ad ogni giocatore della squadra ed è stato onesto nella comunicazione all’interno e all’esterno. Tutte qualità importanti.

Steve Hirschi. 14 anni di fedeltà ai colori bianconeri e una carriera che si è chiusa a Berna. Quali i suoi sentimenti verso Steve e verso le bandiere come lo è stato lui per il Lugano?

L’Hockey Club Lugano ha avuto nella sua storia la fortuna e la bravura di apprezzare diversi giocatori simbolo del club. Penso a Molina, Bertaggia, Näser, Nummelin, Conne, le cui maglie sono state ritirate ma anche a giocatori come Eberle o Aeschlimann o a Julien Vauclair che in questa stagione è diventato colui che ha indossato la maglia bianconera per il maggior numero di partite. Trovo che questo sia un aspetto molto importante per trasmettere i valori del club. Steve è arrivato alla Resega nel 2003 e per quattordici campionati ha dato il massimo per noi, superando infortuni molto pesanti. Con il tempo è divenuto un leader dello spogliatoio, un esempio da seguire per tutti grazie alla sua professionalità e alla sua tenacia. Vederlo commuoversi negli ultimi frangenti della sua carriera è stato toccante. Sono molto felice che resterà nella nostra famiglia con un ruolo importante come quello di allenatore professionista nella Sezione giovanile.

Nelle scorse settimane, ha confermato che Klasen rimarrà alla Resega. Chi saranno gli altri stranieri? Qual è l’alchimia giusta tra giocatori svizzeri e stranieri per una squadra come l’HCL?

Linus Klasen è un giocatore di grande classe e talento. Nella stagione precedente era stato il capo cannoniere dei playoff e anche quest’anno ha indossato la maglia di Top Scorer della squadra dalla prima partita fino alla fine. Anche Maxim Lapierre sarà ancora con noi. Sotto la guida di Ireland è stato uno dei nostri leader e ha dimostrato di essere un attaccante completo e prezioso. Il direttore sportivo e lo staff tecnico sono alla ricerca di due nuovi stranieri, con ogni probabilità un difensore e un attaccante. Nell’hockey moderno non esistono più stranieri che vengono in Svizzera e a soli siano in grado di fare la differenza come accadeva qualche decennio fa. Il livello è molto cresciuto e per andare lontano nei playoff bisogna avere quattro blocchi completi e di qualità. Ovviamente i giocatori stranieri hanno sempre un ruolo importante ma le loro caratteristiche possono essere anche diverse da quelle di giocatori che fanno una montagna di punti. Vogliamo quindi trovare due nuovi stranieri che si adattano al tipo di gioco e all’identità della squadra.

«Manca poco al titolo» diceva. Cosa manca per raggiungere davvero il titolo di campione svizzero? Quale la sua strategia per raggiungere quel «poco»?

Nel campionato svizzero ci sono oggi almeno sei club che hanno quale obiettivo finale quello di vincere il titolo. C’è molto equilibrio. Credo che la cosa importante sia quella di restare costantemente ai vertici e, presto o tardi, il titolo arriverà. Nei playoff spesso sono gli episodi a decidere una partita e quindi una serie. La scorsa stagione siamo andati in finale, questa volta in semifinale. Questo significa che siamo sulla strada giusta dopo tanti anni in cui non avevamo più superato i quarti di finale. Il club è solido, ci sono persone competenti e motivate che lavorano sia nella parte sportiva sia nella parte extra sportiva. Abbiamo avuto una media di spettatori da record, oltre 5’000 persone. Insomma, gli ingredienti per fare bene ci sono tutti. Ma vincere il titolo resta una sfida difficile e imprevedibile.

La situazione attorno al DS Roland Habisreutinger non è delle più semplici, neanche da gestire. Cosa si sente di dire ai tifosi?

Roland Habisreutinger è un direttore sportivo capace e una persona corretta che per lealtà verso il club si è assunto verso l’esterno anche responsabilità che non erano solo sue. Le decisioni strategiche di politica sportive sono sempre state e saranno sempre condivise con il consiglio d’amministrazione. Chi lo conosce bene, lo percepisce e ha un’opinione diversa dall’immagine che spesso è passata nei media. Anche lui come noi e come tutti ha commesso degli errori ma abbiamo fiducia nel suo lavoro e nel rapporto che ha costruito in questi mesi con l’allenatore.

Lo scorso 14 aprile, ripercorrendo gli eventi importanti degli ultimi 25 anni, Opinione Liberale ha dato spazio all’indimenticabile finale dei playoff del 1999 tra HCL e HCAP. Andreas Wyden, la storica voce dell’hockey ticinese, ci ha detto: «Cosa volete che vi dica? Son passati tanti anni. Ma forse da lì ci siamo tutti voluti un po’ più bene». Quali i suoi ricordi di quella serie e della vittoria alla Valascia?

Ero molto giovane e non ancora direttamente coinvolta nella gestione della prima squadra. Sono stati quindici giorni incredibili in cui in Ticino non si parlava d’altro. Riconquistare il titolo svizzero proprio sul ghiaccio della Valascia è stata una soddisfazione enorme. Ricordo benissimo il gol della sicurezza di Régis Fuchs a porta vuota sotto la Curva Sud e capitan Andersson che solleva il trofeo sotto le volte della pista. Difficile dire se ci siamo voluti tutti un po’ più bene, sinceramente nei primi anni dopo il 1999 non credo troppo. Comunque la rivalità con l’Ambrì è importante e sono contenta che proseguirà anche la prossima stagione. Inoltre con l’HCAP collaboriamo sportivamente nel progetto dei Ticino Rockets che in questa stagione ha dato i suoi frutti.

Vicky Mantegazza. Presidente donna dell’HCL. Rifarebbe la scelta che ha preso il 4 aprile 2011?

Assolutamente sì. Dopo l’ultima nostra partita contro il Berna mi sono fermata qualche giorno a riflettere per poi già catapultarmi nella nuova stagione. Ringrazio i tifosi per il sostegno che ci hanno dato con la loro presenza alle partite. Ringrazio quelli che con scritti o pacche sulle spalle hanno saputo risollevarmi nel momento più duro della mia presidenza. E’ importante imparare dagli errori e questa stagione mi ha insegnato tanto. Ho sofferto, qualche volta ho anche pensato di mollare tutto. Poi però l’amore che provo per il Lugano e per lo sport ha prevalso su tutto e ho capito di avere ancora molto da dare. Ai nostri tifosi dò appuntamento alla prossima stagione per condividere quelle splendide emozioni che si vivono alla Resega.