L’Inno alla Gioia dell’Europa (E il pianto segreto della Francia)

Macron ha vinto, oltre il 60%. Avevamo dubbi, forse? Suvvia, siamo sinceri: la Francia non è l’America. Non più per lo meno. La prima seguì la seconda nella Rivoluzione, ma poi, a differenza di questa, degenerò nel sangue. Forse memore di quel drammatico finale che seguitò prima alla Rivoluzione, indi allo stravolgimento bonapartista dell’Europa, oggi la Francia ha preferito rispetto all’Europa, restarle schiava. E l’America, con quella vittoria europeista, si congratula. L’opportunismo americano è cosa nota. Macron sale le scale dell’Eliseo sulle note non della Marsigliese, ma dell’Inno Europeo; parla come un qualsiasi portavoce dell’Unione Europea, promettendo, in termini generici, che “sconfiggerà le paure” e “difenderà la Francia e l’Europa”. Poi la stoccata storicista, per farsi ben volere da quella parte del suo elettorato colto: “Abbiamo un compito immenso, difendere lo spirito dell’illuminismo”. Già, i lumi. Speriamo che, in nome di essi, sia almeno in grado di guardare in faccia la realtà, e il terrorismo, piaga decennale della Francia. Parla di quelli che hanno votato per lui come coloro che “hanno scelto  di difendere la Repubblica dall’estremismo.” Insomma, uno strazio. Uno strazio per tutti quelli che avevano creduto nel Rinnovamento, sperando, per una volta, di uscire dall’egemonia europeista bancaria. Uno strazio per la Marianne stessa, così presente nei manifesti del Front National, ma soprattutto per la Giovanna d’Arco (della quale i lumi, per l’appunto, denigrarono la memoria). Un addio, insomma, alla Nazione, e un inchino all’Europa. Trionfa la Merkel, trionfa Obama e persino Trump, non poi così lontano dai cosiddetti “poteri forti”.

Trump: “Non vedo l’ora di incontrare Macron!”

Trump spera in un’Europa solida, per proteggere i suoi interessi strategici, oltreché quelli europei. La vittoria di Macron gli ha portato, in fondo, quello che voleva: una linea ben definita e, soprattutto, stabile. Questa volta di hacker russi, nemmeno l’ombra. La Brexit basta e avanza, e poi Farage, nazionalista socialista, è suo amico. (In caso contrario lo sarebbe stato Cameron, poco cambiava). La Le Pen, però no. è figlia di un padre troppo importante e scomodo, Jean Marie, e troppo legata al petainismo, nonostante cerchi di distaccarsene. Non che ci abbia provato più di tanto, intendiamoci. La sua giovane nipote, Marion, pare esserci riuscita meglio, seppur invano.

e Jean Marie dice “Mia figlia non ne sarebbe stata capace”

Povera Marine, dapprima tutti ai suoi piedi, ora persino il padre sembra prenderne le distanze. “Mia figlia ha carattere, non glielo si può negare” avrebbe rivelato al Sunday Times “Ma come presidente sarebbe stata inadatta. Meglio mia nipote” ma quel che colpisce è la stoccata alla nipotina, la figlia di Marion, Olympe di due anni. “Tra trent’anni sarà lei presidente. ” Una dinastia di guerrieri francesi che non demordono.

@chantalfantuzz5

Duro e combattivo articolo della brava freelancer (e studentessa universitaria a Parma) Chantal Fantuzzi