L’attacco sferrato dal Partito Comunista (con un comunicato che anche noi abbiamo pubblicato) e l’annuncio di un’azione di disturbo sul posto hanno avuto l’effetto (automatico) di… moltiplicare le presenze. Non meno di 700 persone affollavano la sala grande del Palacongressi, con numerosi politici importanti (meglio andarci, non si sa mai). Li conosciamo più o meno tutti e non ne nomineremo nemmeno uno, tanto le loro facce si vedono per ogni dove.


Non che l’Associazione Svizzera Israele, che ha organizzato lo Swiss Israel Day, rischi di rimanere senza pubblico. In realtà sono fortissimi, ben strutturati sotto la presidenza del dottor  Adrian Weiss, radicati nella società locale e capaci di intessere proficue relazioni con gli esponenti della politica e altre personalità “influenti”. Tuttavia, un pizzico di contestazione funge da “tonico”: qualche slogan ritmato, un volantino accusatorio diffuso, Israele storpiato in ISRAHELL (Israinferno), la polizia mobilitata per obbligo con i City Angels. Un urlo dal fondo della sala gremita, presto zittito. Ecco conseguito facilmente il pienone da 700. Adrian, mite ingenuo (apparentemente) Adrian, sei un mito!


I limiti di un discorso  Alla fine le frasi-chiave sono sempre le stesse. Le abbiamo sentite mille volte, e mille ancora le risentiremo. Per alcuni sono incontestabilmente vere, per altri sono incontestabilmente false. Non sto tessendo l’elogio del Relativismo ma…

Israele ha diritto di esistere. Questo è generalmente ammesso, per lo meno in ambienti non radicali.

Israele vuole la pace.  Qui si potrebbe porre la domanda: “Chi stabilisce le condizioni di pace?” Una “pax israeliana”, unicamente?

L’esercito israeliano non fa quello che i terroristi arabi fanno. Dunque non c’è paragone possibile.  Ad esempio: uccidere i bambini. Sottolineato da Tzipi Livni. Mi è capitato però di chiedermi, lo ammetto, se una guerra dove una parte ha 1400 morti e l’altra diciamo 10 possa essere chiamata “guerra”.

La soluzione dell’inestricabile problema consiste in due stati per due popoli. Lo ha detto Tzipi Livni. Qui è necessario aggiungere che alcuni considerano questa “soluzione” come superata dagli eventi. Ci si potrebbe anche domandare: quale territorio resterebbe ai palestinesi?

Altri temi toccati nel corso dell’ampio giro d’orizzonte (uno speech iniziale, seguito da un colloquio con Marcello Foa): il nucleare iraniano, gli insediamenti, la propaganda anti-israeliana in Europa e nel mondo, il pluralismo democratico in Israele (la cui vita politica è variegata e vivace) e altro ancora.