Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore

«L’Europa non esiste. Non si è mai visto un edificio politico più stupido di questa Europa. È un mostro. Non è neppure in grado di fermare l’immigrazione di persone che lavorano al 10% del costo della manodopera europea, devastando l’economia continentale. Non è questa la mia Europa». Ecco cosa diceva in un’intervista rilasciata l’anno scorso il politologo Giovanni Sartori (1924–2017).

Ma se la politica ha fallito cerchino almeno i media di fare la parte del cane da guardia: così da, almeno in parte, ri-mediare. E non di scatenare guerre tra poveri con certe trasmissioni telegridate.

Giovedì sera, giorno dell’Ascensione, a Falò è passato l’ennesimo servizio sui frontalieri. Con il sindaco di Lavena Ponte Tresa del quale non si ricorda il nome ma sicuramente la faccia. Titoli iniziali con frasi – ma da chi, ma da dove sono state ri–prese? – da fare rabbrividire.

La mattina dello stesso giorno ho dovuto recarmi all’Ospedale civico di Lugano per riavere a casa in congedo per un giorno un congiunto degente. Abito a Caslano, e quando mi sono immesso attorno alle 8.30 sulla cantonale, la colonna dei veicoli non era ferma come tutti i giorni feriali in direzione di Lugano ma verso Ponte Tresa. E già a partire da prima di Agno. Al ritorno cosa ho fatto per non lasciar arrostire l’inferma dentro le lamiere? Ho imboccato ad Agno, come fanno giornalmente molti furbetti frontalieri per aggirare la colonna, la strada per Vernate-Neggio. Così, senza non qualche difficoltà per immettermi poi nella rotonda di Magliaso, sono riuscito ad aggirare il tutto attraversando successivamente con la macchina i binari della stazione ferroviaria (possiedo il permesso di residente). Finalmente avevo bypassato il biscione sempre immobile sotto il sole cocente. Un biscione composto, per chi non lo avesse già intuito, quasi esclusivamente d’auto con targhe ticinesi. Insomma, non dei «vituperati» frontalieri, ma degli svizzeri che in Italia andavano a far la spesa. Una spesa magari tanto abbondante da poter pure averla scontata dall’IVA.

È stato recentemente presentato alla Biblioteca cantonale di Lugano il secondo volume di Enrico Morresi sulla storia del giornalismo ticinese (1980–2000). Orbene, durante quella serata, uno dei relatori, Beat Allenbach, ha giustamente detto che dobbiamo difendere il «servizio pubblico» ma nel contempo poter, se necessario, anche criticarlo. Cosa che sto provando a fare. Il problema è semmai che la critica – in tutti i campi– da diversi anni è sparita per lasciar posto soprattutto agli insulti e alle invettive. O, peggio ancora, al disinteresse generale. Ma perché? Forse perché la «sinistra» – quella dell’intelligenza – è sparita? (Enzo Traverso, «Malinconia di sinistra» Feltrinelli, 2016). Se posso per una volta citarmi vorrei ricordare che più di vent’anni orsono in un Comitato cantonale del PPD osai prendere la parola per ricordare la legge dei vasi comunicanti. Un principio scientifico che viene spiegato nelle prime classi della scuola media. Nella scuola che è stata. Non so se anche in «quella che verrà».

Nel medesimo periodo, prima d’essere inviati in «licenza» a Roma, Gaggini e Filippini della RSI non mancavano occasione per santificare dai microfoni di Rete1 la bontà delle prospettate europeistiche aperture. Gianni Gaggini è oggi uno dei conduttori e responsabili della trasmissione Falò. Come Mammone lo è di Patti chiari. Io che non sono un giornalista ma nemmeno un «pappone», vorrei ricordare a quelli del «servizio pubblico» che lungo la tratta Agno-Ponte Tresa ci saranno tra poco due nuovi centri commerciali di due diverse catene della «grande distribuzione». Uno è stato recentemente aperto a Magliaso, un secondo sta sorgendo a Caslano. E tutto ciò mentre di questo tipo di shopping ne esistono già ben tre nella sola vicinissima Agno. Naturalmente il biscione non si ferma in questi siti, ma prosegue ben oltre. Ricordate quando le banche negli anni 80-90 costruivano in continuazione palazzi per loro nuove sedi già allora mezze vuote? Certo, anche i servizi sulla verdura per minestroni hanno la loro importanza.

Non vorrei però che la nostra tanto amata RSI si fermasse in prevalenza su qualche «Crotta e vinci».

Orio Galli