dal portale www.blognews24ore.com

Gli Stati Uniti sono il primo paese a ritirarsi dagli accordi sul clima di Parigi. L’accordo non è mai stato firmato da soli altri due paesi : Siria e Nicaragua.

Il Nicaragua ha rifiutato di firmare l’accordo sul clima ritenendo che non sia abbastanza efficace, visto che si basa sulla ‘responsabilità volontaria’ e che non è vincolante per i paesi che inquinano maggiormente, che sono anche i più ricchi.

Il rifiuto di adesione della Siria è dato dal fatto che il paese si trova da anni coinvolto in una guerra civile interna e il suo presidente, Bachar al Assad, viene considerato un criminale dalla comunità internazionale. Con queste condizioni è difficile che un diplomatico siriano possa partecipare ai negoziati sul clima. Di fatto, nessun inviato di Damasco era presente a Parigi.

La decisione del presidente Donald Trump non dovrebbe sorprendere, afferma il portale d’informazione Foreign Policy in un articolo intitolato ‘How the White House lost its brains’ (come la Casa Bianca ha perso il cervello). L’articolo ricorda che il presidente americano è il primo dal 1945 che non dispone di consiglieri scientifici nel suo governo.

L’unico precedente è stato Richard Nixon, che aveva reclutato un team di consiglieri scientifici, ma poi li aveva licenziati quando le loro raccomandazioni sul programma di difesa missilistica non gli erano piaciute.

Trump non è interessato dalla scienza. Nessuno scienziato ricopre una carica nel suo governo. Solitamente, la Casa Bianca prevede la nomina dei membri del President’s Council of Advisors on Science and Technology, un gruppo di universitari, tecnici e altri esperti che consigliano il presidente su questioni che vanno dalla cybersicurezza alla fisica nucleare. Attualmente, nell’amministrazione Trump la White House Office of Science and Technology Policy non ha alcun responsabile.

Ritirando gli Stati Unti dall’accordo sul clima di Parigi, il presidente mantiene una promessa fatta in campagna elettorale. A detta di alcuni commentatori, Trump cerca essenzialmente una rivincita, dopo aver perso punti ritornando sulla promessa, espressa durante la campagna, di spostare l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme, giovedì scorso.