Eccellente articolo del “maître à penser” liberale, in reazione a un tipico studio bidone (ma ci sono sempre degli allocchi che ci cascano). Ticinolive è ferocemente (avverbio da non prendersi alla lettera, Ticinoliive è in realtà mite e scherzoso) contrario ai parlamentari di mestiere.

Immaginate due Camere composte di professionisti della politica che dipendono dalla loro carica per la pagnotta e la sopravvivenza. Uno scenario di fronte al quale un film dell’orrore (ad es. “La notte dei morti viventi”)… sembra un romanzo di Liala!

Pubblicato sul CdT e riproposto con il consenso dell’Autore.

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Non mi impressiono facilmente ma quando i media all’unisono informano che i nostri onorevoli dedicano circa l’80% del loro tempo all’attività parlamentare e vengono remunerati con 93 franchi all’ora non ho potuto che provare un senso di umana solidarietà.
Poi ci ho ripensato e sono andato a vedere la fonte dalla quale i media hanno desunto le cifre menzionate. Si tratta di uno studio di oltre 80 pagine di professori dell’Università di Ginevra commissionato dai presidenti dei due rami del Parlamento e per loro dal segretario generale dell’Assemblea federale che, forse venendo meno a una discrezione che la sua funzione gli imporrebbe, ha dichiarato la morte del Parlamento di milizia e perorato la causa del politico di professione. I disastri creati dalla casta dei politici di professione avidi di privilegi nei Paesi europei (vedi ad esempio Fillon), dalle fratture con il Paese reale che hanno originato i movimenti di massa anti-establishment sono troppo noti per commentarli ancora ma non vanno dimenticati.

Le perizie si basano su ipotesi e variabili che possono influenzare il risultato aiutando a sostenere la propria tesi. Lo studio presentato ad esempio si basa su una ipotesi irrealistica. Infatti, non credo che i parlamentari per tempi e abitudini di lavoro possano venir comparati con persone attive sui cantieri edili o che lavorano nella grande distribuzione. Basare i calcoli su un’ipotesi di 42 ore lavorative settimanali per 48 settimane è un errore e porta a conclusioni sbagliate tipo essere impegnati per l’80% del proprio tempo per il mandato parlamentare. I nostri rappresentanti a Berna possono venir paragonati (ed in alcuni casi lo sono) a dirigenti di azienda, liberi professionisti, piccoli-medi industriali. E chi mai di questi lavora solo 8 ore al giorno, 2.000 ore all’anno? Calcolando le normali 10 ore quotidiane (che talvolta sono anche 11) pur dimenticando qualche fine settimana sacrificato, avremmo un aumento di almeno il 25% delle ore di lavoro possibili e l’impegno si avvicinerebbe al 50%. Altre considerazioni dello studio mi sembrano volte a sostenere la tesi del politico di professione, a meno che i professori si siano dimenticati di importanti aspetti della quotidianità.

Singolare l’insistenza nel calcolare il reddito dei parlamentari dopo le tasse, che oltretutto variano a seconda della partita fiscale dell’interessato. Avete visto qualche contratto in Svizzera dove la remunerazione viene calcolata netta di tasse? Cosa c’entra l’onere fiscale? Ovvio che dopo le tasse guadagnano tutti di meno.

Le considerazioni relative all’impegno e ai costi del politico per l’attività di partito, il contatto con gli elettori, le partecipazioni a manifestazioni sono pure speciose. Ma chi è quel dirigente, membro della società civile, che non ha impegni extraprofessionali, che non partecipa a club di servizio o si dedica ad opere di beneficenza, al sostegno di attività sportive o altro con relativi contributi pecuniari? Sono tempi e costi che incombono ad ogni cittadino responsabile ed impegnato, in una Svizzera dal diffuso associazionismo.

Infine mi si può spiegare perché nonostante tempi assorbenti per una remunerazione definita micragnosa quando si preparano le liste per le elezioni vi è la ressa? Come mai i candidati spendono somme cospicue per farsi eleggere? Per alcuni parlamentari non è che qualche importante mandato professionale arrivi loro proprio per l’autorevolezza e i contatti che la posizione a Berna loro dà? Non è che anche la gratificazione data dalla carica abbia pure influenza? Potremmo citare argomenti relativi all’economia dei comportamenti (Gary Becker) e le considerazioni della trilogia di Deirdre McCloskey.

Vi sono poi incarichi paralleli e compatibili con il seggio parlamentare. Opportuno che siano presenti a Berna anche deputati che nella loro città rivestono la carica di sindaco o municipale. È il modo per far sentire anche la voce di quel localismo che è la linfa della nostra struttura federale.

Il sindaco di Soletta riceve per il suo incarico a tempo pieno più di 200.000 franchi ai quali aggiunge i 100.000 franchi da consigliere nazionale e non penso che la carica di sindaco lo occupi solo al 20%. Altri rappresentano interessi di ambienti economici, padronali e del lavoro. Molte le presidenze di associazioni, dall’automobilismo ai trasporti, alla difesa del paesaggio e interessi rurali, al turismo, allo sport. Se la trasparenza è assicurata niente di male. La politica è anche rappresentanza e scontro di interessi. Infine ci sono premi di fine carriera. Urs Schwaller, influente e stimato parlamentare, è diventato presidente del Consiglio di amministrazione delle PTT non certo per la sua esperienza manageriale.

I professionisti della politica sono – purtroppo – in aumento, sono soddisfatti del reddito parlamentare che permette loro di vivere con meno stress e impegnati talvolta in attività, ideali e nelle ONG, ma questo non è un motivo per abolire la figura centrale del parlamentare di milizia.

Meglio un parlamentare che rappresenta alcuni dei variegati e numerosi interessi che si scontrano nel Paese che un politico di professione (o senza altra professione) che deve posto e carriera al partito e vive nel terrore di trovarsi inutile e disoccupato se non vien ricandidato o rieletto. Questa campagna per adeguarci al sistema (non certo edificante) degli altri Paesi europei mi preoccupa. Cosa vuol dire? Diamine siamo stufi di essere svizzeri?

Tito Tettamanti