Un detenuto condannato all’ergastolo ha diritto ad una “morte dignitosa”? Domanda che tutta l’Italia si pone ormai da qualche ora in relazione al caso del capomafia Totò Riina, malato e in procinto di morire.

La prima sezione penale della corte di cassazione ha accolto l’istanza del padrino e ha ordinato al Tribunale di sorveglianza della città di Bologna di dare motivazioni più valide per la negazione del differimento della pena con la conseguente uscita di prigione. Il Tribunale infatti aveva respinto la richiesta del boss di abbandonare il carcere dichiarando che il malato avesse tutte le cure di cui necessita e che lo stato di detenzione nulla aggiunge alle sofferenze della patologia, essendo il rischio dell’esito infausto pari e comune a quello di ogni cittadino, anche in stato di libertà”.

Secondo il legale di Riina, Luca Cianferoni, le condizioni del mafioso 86enne sarebbero così gravi da essere incompatibili con la permanenta in carcere. Cianferoni ha dichiarato: “Uno Stato non ha bisogno di far morire in carcere un povero anziano. Il problema di questo Stato sa qual è? È che se ha bisogno di accanirsi così su un anziano malato ha problemi di crescita”.

Eppure c’è che non la pensa così, come Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia che ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera: “Totò Riina deve continuare a stare in carcere e soprattutto rimanere in regime di 41 bis”. Nonostante la cassazione insista sul fatto che il pericolo attuale rappresentato da Totò Riina non sia motivato, secondo Roberti ci sono “elementi per smentire questa tesi. E per ribadire che Totò Riina è il capo di Cosa Nostra”.

Anche la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi ha espresso il suo parere dichiarando “La dignità della persona va garantita in carcere e, per quanto riguarda la situazione di Riina, come Commissione Antimafia riteniamo che sia garantita da strutture sanitarie d’eccellenza che sono nel carcere in cui è detenuto. La sua scarcerazione sarebbe un segnale di cedimento dello Stato nei confronti della mafia che non ci possiamo permettere”.