Proprio oggi la proposta di riforma “La scuola che verrà” è arrivata in mano del Consiglio di Stato. Una proposta, quella voluta da Emanuele Bertoli, direttore del DECS, che costerà 34 milioni di franchi, di cui 25 a carico del Cantone e 9 a carico dei comuni.

Il progetto, di cui ancora non si conoscono i minimi particolari, sembrerebbe fare dei grandi cambiamenti rispetto alla forma scolastica attuale: in primis, togliendo i tanto “odiati” livelli A e B, che classificherebbero i ragazzi in più bravi e meno bravi, destinandoli a un futuro di serie A o B.

Per quanto riguarda il programma scolastico, alle lezioni frontali potrebbero venire affiancati dei laboratori, in modo da sviluppare curiosità e doti degli allievi, magari dividendo le classi.

Ora bisognerà aspettare settembre 2018 per vedere attuare le prime fasi del progetto, che verrà testato in sei istituti scolastici differenti, tre prelevati dalle scuole elementari e tre dalle scuole medie.

Nota (fdm). Il presente modello (che molti – come ad esempio l’on. Fabio Regazzi, consigliere nazionale,  in presenza dello stesso capo del Dipartimento – hanno qualificato di “ideologico”) è stato elaborato dal DECS. Ma, a nostro avviso, nel momento cruciale il ruolo centrale spetterà al Parlamento. Se il direttore del DECS è socialista (ciò dal 2011, quando i liberali persero un seggio a vantaggio della Lega), tale non dovrà essere la scuola di tutti i Ticinesi.