In relazione a questo interessantissimo “caso” giornalistico, che ha tenuto banco – soprattutto sul web – per una settimana intera, riproduco integralmente la rettifica del direttore del CdT Fabio Pontiggia (edizione odierna, pagina 1).

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FABIO PONTIGGIA   Non è piacevole dover rimettere in discussione un servizio giornalistico realizzato con impegno e passione, in ore di ricerca e di lavoro non privo di qualche rischio. Ma quando, confrontati con critiche e obiezioni che si dimostrano fondate, la realtà ci dice che qualcosa è andato storto, occorre l’onestà di farlo.

È quanto dobbiamo fare con il servizio pubblicato nelle pagine del Primo piano di martedì 20 giugno sulla Germania, realizzato da un nostro giornalista che, per comprensibili motivi di sicurezza, si è firmato con lo pseudonimo di Stefan Müller. Come direttore di questo giornale mi assumo la responsabilità dell’incidente di fronte ai nostri lettori e a tutela della libertà e dell’autonomia dei redattori (evitare il rischio dell’autocensura per la paura di sbagliare).

In quel servizio si dava conto di un documento riservato del Bundeskriminalamt (BKA) su direttive interne in merito al modo di fornire informazioni al pubblico su attentati di matrice jihadista in Germania nell’anno elettorale. La preoccupazione di «evitare di diffondere allarmismi nella popolazione cercando, nel limite del possibile, di non ingigantire i pericoli» fa parte senz’altro delle linee guida indicate nel servizio, ma non «a costo di presentare una versione dei fatti diversa dalla realtà». Il documento oggetto del servizio, che conteneva questa tesi, non ha infatti retto alle ulteriori verifiche di autenticità effettuate sulla base dei dubbi e delle obiezioni puntuali avanzate nei giorni successivi alla pubblicazione (in particolare con i rilievi tecnici da parte del sito del GAS).

Il metodo di verifica seguito prima della pubblicazione, creduto solido, si è invece rivelato, a conti fatti e purtroppo, lacunoso. Le procedure adottate in questa circostanza sono state e saranno ancora oggetto di un esame fortemente critico per dare più efficacia al controllo di credibilità. Il giornalista autore del servizio ha agito in totale buona fede. Le sue due distinte fonti nella polizia germanica, sempre rivelatesi affidabili in precedenza, per ragioni che ci è difficile individuare lo hanno raggirato in questo caso. Una ha preteso di confermare anche a posteriori il documento sulla base di un vantato rapporto di fiducia, ma la realtà si è poi rivelata un’altra. Il rammarico è grande, pari al rispetto che abbiamo verso i nostri lettori – e verso la verità dei fatti – riconoscendo l’errore.

Fabio Pontiggia, direttore del Corriere del Ticino

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FRANCESCO DE MARIA   Mi sono ricollegato in buona fede ai testi del Corriere (20 giugno, pagg. 2-3) e del “Cuore del Mondo” (Foa) per la fiducia che nutro in queste persone, Pontiggia e Foa, pur diverse tra loro e ben distinguibili quanto alla linea politica, e nelle loro elevate capacità professionali.

Aggiungo senza alcun problema che i contenuti in questione mi erano parsi del tutto plausibili.

Prendo atto della Rettifica di Fabio Pontiggia. Ci ha “pensato su” vari giorni e indubbiamente ha indagato a fondo la materia.

Sulla vicenda mi piacerebbe leggere anche un commento di Marcello Foa (non è escluso che arrivi).

La “bufala” (così la chiamano) ha fatto urlare di rabbia – per giorni interi –  i Sinistri, i Buonisti e i Politicamente corretti. Oggi, nell’anniversario fatale dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, essi si godono un meritato trionfo. Non intendo disturbare la loro gioia.

Infine, avevo promesso al signor Desio Rivera (che ha scritto anche per Ticinolive) che mi sarei scusato con lui il giorno stesso in cui fosse apparsa una Rettifica ufficiale.

È successo. Pontiggia l’ha fatta. Io, Desio, mi scuso. E spero che tu sia soddisfatto.