Dott. Pier Paolo Bottin

 

Il primo strumento per la risonanza del corpo – Intervista al Dott. Pier Paolo Bottin

Classe ’65, laureato presso Magistero in Pedagogia con indirizzo psicologico e sottoindirizzo sociologico e in Scienze dell’ Educazione all’ Università di Padova come esperto dei processi di formazione nelle organizzazioni complesse, il Dott. Pier Paolo Bottin si occupa dell’ interazione tra le persone e l’ambiente.

Occupandosi di educazione e percezione, ha sviluppato sistemi audiovisivi immersivi per l’addestramento, la simulazione e ambienti poli-sensoriali in galleggiamento e simulazione di assenza di gravità. In ambienti organizzativi complessi si è occupato di intelligenze, talenti e clima aziendale e ha pubblicato per conto di un primario istituto di credito una ricerca scientifica nel settore bancario. E’ oggi Coniugando l’attività di formatore e coach aziendale, con quella di ricercatore indipendente, si occupa degli effetti percettivi d’ ambiente con la creazione di strumenti appositi in grado di migliorare l’esperienza cognitivo – emozionale e sperimentare le innumerevoli possibilità dell’ intelligenza emotiva. Nell’ottobre 2016 ha presentato il primo strumento, VIBRONIKA, per la risonanza del corpo in anteprima assoluta.

Dottor Bottin, Lei si occupa di tecnologie per la mente e tecniche pedagogiche da molto tempo, di cosa nello specifico?
Ho visto molta innovazione nelle tecniche di derivazione da altri campi, più terapeutici o rieducativi, quali applicazioni di tecnologie multimediali come tablet e i classici strumenti che si trovano nella grande distribuzione, quindi i contenuti, per quanto limitati dal mezzo, si promettevano come un’ esperienza di realtà aumentata che si rivelò arricchita di sintesi. Và da sé che le nuove interfacce per imitare e soppiantare l’ ambito analogico, invaso da quello digitale, han fornito simulacri di vissuto, foto sbiadite di realtà, pixel di tridimensionalità, riassunti biografici, compressione di texture al posto dei dettagli.
Ricordo che nel 2000, come altri ricercatori mi occupai di realtà immersiva: era possibile ottenere ricordi di esperienze vissute in simulazioni ad alto coinvolgimento emotivo pur rimanendo sempre uno scollamento dalla realtà soggettiva. Ancora è così, in parte per il continuo adattamento dei contenuti ai suoi contenitori, in parte dovuto alla progettazione delle interfacce, soprattutto quelle fisiche, che rientrano nella problematica ergonomica e aptica di novecentesca memoria.
Il mezzo quindi non ha seguito evolutivamente il progresso tecnologico ma si è adeguato al costume, all’abitudine.
Oggi tuttavia abbiamo l’ immersività, la realtà aumentata, le applicazioni…
Sì, è vero, ma tutta roba vecchia, convergenze di tecnologie di trent’anni fa… Quando andai all’ Università di Berkley nei primi anni ’90 per vedere gli studenti che collaboravano ai progetti di realtà immersiva stereoscopica, mi ritrovai nella sala giochi del Campus dove gli studenti stessi già affittavano a gettone i loro videogames con attrezzatura già in produzione nella grossa industria, la stereoscopia su I-Phone è figlia di quella. Per quanto riguarda la realtà aumentata… mi son già ritrovato in progetti a far notare che spesso si tratta di realtà diminuita e reintegrata con informazioni ritenute dal progettista come importanti … spesso non per il fruitore. Vorrei ricondurre la centralità alla figura del fruitore, cioè, come il buon architetto che pensa alla vita del suo cliente mentre progetta la sua casa e non per fare esercizio di stile … Herbert Marshall McLuhan, famoso filosofo e sociologo scrisse “Il mezzo è il massaggio”. Inizialmente il titolo del best seller canadese e fondatore della prestigiosa “Scuola di Toronto” doveva essere “Il mezzo è il messaggio” ovvero “The Medium is the Message” uno dei più importanti trattati sugli effetti dei contenuti distribuiti dai mezzi di comunicazione/audio-visivi e sugli effettisulle persone. Nel 1967, dopo più di quindici anni dall’ introduzione massiva della televisione, egli fu in grado di definirla come mezzo che non produce novità in quanto blandisce e conforta. Quando McLuhan andò a vedere in tipografia le prime copie stampate, vide un enorme errore tipografico: al posto del titolo iniziale trovò “The Medium is the Massage”, “Il mezzo è il massaggio” ma gli piacque così tanto perché era molto più azzeccato del primo tanto da lasciarlo. Non solo il mezzo è il massaggio per le menti ma, la forma mentis che il mezzo televisivo plasmava, era tipico di un’ epoca, quella del mezzo per le masse, “the medium is the mass age”. Abbiamo perciò, sull’ onda di un’ industria di massa ancora il mezzo televisivo, l’estensione di un just in time news, dell’ on line del web, di un digital connected, di un device addicted o dipendenza infantile da smartphone.
Bene, seguendo l’evoluzione dello stile di vita e di quello tecnologico ora abbiamo una corporalità da divano multimediale e una da fitness, da palestra.
Da divano: il medium televisivo a 50 pollici Oled con elevata gamma dinamica, colori caldi, sistema audio processato con surround 11 canali e subwoofer orbitale, ci coinvolge sensorialmente in modo egregio ma la nostra passività è portata al massimo livello in quanto la nostra partecipazione nell’ uso dell’ immaginazione, del ricordo, del rammentare e della visualizzazione non è paragonabile a quella nel ricevere un bollettino del mare da una radio gracchiante in mezzo alla tempesta.

No, però abbiamo anche le ginnastiche dolci, lo yoga, le SPA… C’è una cultura Wellness oltre che fitness, non le pare?
Si, Cercando di compensare la sedentarietà del nostro habitat e delle nostre abitudini, il movimento è l’alternativa alla passività. Mentre nel fitness le regole determinate dalla biomeccanica, dalla medicina dello sport, dalle discipline sportive stesse sono abbastanza ben delineate nei canoni, il wellness, un ambito d’azione relativamente più recente, comprendente anche il fitness, ha un approccio più olistico perché incentrato sulla persona e non solo sulle sue performance fisiche. Il mental coaching, l’alimentazione corretta ,la rigenerazione mente – corpo, l’ attività fisica dolce, le discipline meditative, vanno a far parte dell’ offerta nel campo del benessere. La società odierna immerge le persone a situazioni di stress psicofisico causa di molte patologie, il wellness si pone come proposta di supporto al benessere della persona, come già contemplato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso comportamenti virtuosi nelle attività motorie, nella “manutenzione” del proprio stato emotivo e nell’alimentazione. Rigenerazione, relax, centratura, sono proprio quelle attività che nei centri benessere di alto livello vanno a trattare e, spesso, a completare l’ offerta nelle SPA, giusto per equilibrare l’ambiente umido con quello “asciutto” visto che le parole “moderazione” e “varietà” sono le più frequenti in questo ambito. Risulta ben chiaro a questo punto che per relax non intendiamo poltrire sul divano, attività fra l’altro anche piacevole, ma che di disciplinare ha ben poco a che fare con l’ accrescimento e la manutenzione individuale. Quindi, lasciando perdere attività auto dopanti da sport estremi e sensazione di benessere post prestazionale, ci interessiamo di quanto sia importante l’integrazione mente-corpo in fase di riposo e per differenza dall’azione, la contemplazione come comprensione di sé. Meditare come un monaco zen richiede molto tempo ed esercizio e nella nostra società son pochi quelli che ci riescono veramente, tuttavia riconosco che approcci occidentali come il Training Autogeno possano facilitare la pratica anche per un bambino. Cosa succede quando meditiamo? In un’ analisi comparativa sugli studi scientifici sulla meditazione, pubblicato nel 2000 ne “International Journal of Psychotherapy” hanno identificato le seguenti componenti in comune con tutti i metodi meditativi:
1. rilassamento
2. concentrazione
3. alterato stato di coscienza
4. sospensione dei processi di pensiero logico e razionale
5. presenza di una attitudine all’autocoscienza ed all’autosservazione.
Ma il corpo? Che ruolo ha il corpo? È oggetto osservato? È un ambiente della mente?

Nel Do-In e altre pratiche giapponesi è sia soggetto in movimento che soggetto che si auto contempla non è così?

Esistono chiaramente pratiche che includono sia il movimento consapevole che quello spontaneo dove l’ integrazione mente-corpo è reale ed effettivamente possibile. Vediamo dunque che i benefici sono reali e misurabili, tuttavia in molti casi per comunicare tra mente e corpo si fa uso della suggestione e dell’autosuggestione ma, spesso, questa suggestione, in quanto tale, non corrisponde alla reale percezione di sé. Ovvero: Ci si può affidare ad una suggestione nel percepirsi diversi da come si è in pratiche di autocoscienza? Si ma con grande e lunga preparazione. Come si può essere realmente sicuri di essere realmente rilassati anche se interrotti da una telefonata? Molte persone mi han riferito di esercitare un tale controllo su di sé da ottenere una pratica corretta anche se interrotte in continuazione. Quindi non è un percorso per dilettanti o principianti maldestri. Non sarà che forse che siamo troppo convinti o, per meglio dire come Jung, scimmiottiamo troppo gli orientali? Io non voglio né suggestioni né autosuggestione, io voglio un contatto fisico col mio corpo anche se non lo muovo. Se voglio un rilassamento completo, voglio continuare a sentirmi fisicamente, non intorpidito dall’inattività, se servono informazioni percettive, le voglio, fisiche, oggettive, reali, non sussurri suggestivi.
Dottor Bottin, lei parla di VIBRONICA© nelle sue pratiche, può dirci di cosa si tratta?
È un nuovo metodo pedagogico, pratico, volto al benessere corporeo e mentale, un metodo per sviluppare autocoscienza e una via per sviluppare il proprio potenziale in un mondo superficiale che lascia poco tempo a sé stessi. Nel giusto contesto, quel poco tempo prezioso che ci ricaviamo sia dedicato al benessere sia soprattutto di crescita, di arricchimento e di ristoro, con la pratica diretta su sé stessi! Un sistema dove al centro c’è “la persona”. Per una pedagogia del benessere ho concepito una pedagogia sono – vibrazionale, con la somministrazione di segnali significanti per le aree somatiche, non solo per la mente e che innalzi la curva di apprendimento, dove questo corrisponde alla capacità dell’individuo nel rendersi più autoefficacie nella reazione agli stimoli ambientali e a gestirsi nei propri stati emozionali, valutare i propri sentimenti e quindi permettersi una maggiore estensione dell’area di comfort.
L’ho chiamata Vibronika perché si basa sulla somministrazione di suoni, vibrazioni, oscillazioni, modulazioni energetiche che, anziché fornite dal caso, dall’ambiente o dall’esposizione più o meno inconsapevole, sia contestualizzata e finalizzata al raggiungimento di una consapevolezza che trascenda la realtà sensibile limitata dell’ ordinario ma riguardi tutti i livelli del sé mente-corpo, per migliorare la propria condizione esistenziale e di benessere. Queste somministrazioni producono vari effetti che vanno dalla stimolazione per una ottenere una maggiore tonicità, vivacità e un migliore tono dell’ umore, all’ induzione di un rilassamento totale simile alla meditazione profonda, in mezzo, ci sono tutti gli altri stati che sono stimolati in appositi protocolli come per esempio: centratura del sé, concentrazione, risveglio dei sensi, de-stressing, accordatura… etc.
Come funziona questo sistema, come avviene una seduta, quali sono i meccanismi che provocano questi stati di benessere e perché hanno una base pedagogica?

Una seduta dura trenta minuti compreso l’ orientamento del wellness coach, selezionato il protocollo ci si adagia sullo strumento Vibronika®, una sorta di strumento armonico in grado di accogliere il corpo umano il quale trasmette per risonanza sia frequenze udibili che non udibili. Una parte del protocollo prevede un supporto sonoro per la mente, suoni, armonie, a volte melodie, possono comparire anche delle ritmiche ma, comunque, niente di impegnativo, mentre altre bande del protocollo contengono le informazioni per il corpo, ricordando che il mezzo è il massaggio, sfruttiamo la capacità cellulare di propagare il massaggio sonoro all’ interno del corpo. Dicevamo che c’è una base pedagogica, infatti non è musicoterapia, ed effettivamente riguarda il fatto che mentre provochiamo stati di benessere viene investito tutto il sistema vagale ghiandola pineale e sistema endocrino compresi, vengono coinvolti sia il sistema simpatico che il sistema parasimpatico e, mentre la persona impara a sentirsi internamente, cioè nelle viscere, nei muscoli, nelle membra, impara anche a modularsi nelle risposte emotive. La mente arriva a comprendere per esperienza diretta sul corpo. È così che la seduta diventa esperienza di bagaglio personale e, come tale, potrà utilizzarla per avere risposte adeguate sia nella vita di tutti i giorni che in eventi eccezionali.

Interessante … ma dove si può trovare tutto questo, ci sono dei riferimenti?
Beh. Sì. Innanzitutto nel centro pilota di Padova, lì si possono sperimentare di persona i benefici dei trattamenti sono-vibratori, sede appunto dove stiamo per aprire la prima scuola riconosciuta per operatori del metodo Vibronika©, mentre è in pubblicazione il testo
“Vibronika. La conoscenza della propria essenza.”
È proprio in questi giorni in stesura il manuale “Vibronika, La terapia pedagogica.”
So inoltre dal mio manager che è previsto un ciclo di congressi che partirà da Lugano il prossimo anno.

 

Intervista di Chantal Fantuzzi