Renato Santin, nato a Denno (TN) il 5 novembre 1961, ha vissuto a Milano fino al 1987 dove ha frequentato il Liceo Artistico di Via Hajeck a Milano. Dal 1988 vive a Sarnico, ove continua l’attività di illustratore, vignettista e grafico come libero professionista. E’ autore di “Anche se non c’è niente da ridere – la satira nel tempo della crisi”. Ed. Ritter – Milano, 2015.

“Ma di fronte ai morti si deve fermare”. Per questo, dice “nessuna stima per Vauro che ha lo stile di Charlie Ebdo”

Satira, Politica, Società

Intervista di Chantal Fantuzzi

“La satira nel tempo della crisi” con sottile e dinamica ironia, il vignettista Renato Santin, impegnato sin da giovanissimo tra le file del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano, racconta la realtà del nostro secolo attraverso la sua raccolta di vignette “Anche se non c’è niente da ridere – la satira nel tempo della crisi”. Ed. Ritter – Milano. Oggi illustratore, vignettista e grafico come libero professionista, da Sarnico, sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo, si racconta a Ticinolive.

Le vignette, da quando le pratichi e come hai imparato?

Ho iniziato a “disegnare la politica” fin da ragazzo, sui giornalini ciclostilati nella sede del FdG di Milano, erano gli anni ’70, anni difficili ma pieni di entusiasmo.

A chi ti ispiri? A Forattini?

Ritengo Forattini un grande vignettista ma, se devo essere sincero, fu la satira di Giovannino Guareschi, il “papà” di Don Camillo ad ispirarmi. Sul fronte opposto trovo molto brava Ellekappa.
Nessuna stima, invece, per il “livoroso” Vauro, capace di far satira anche sui morti (famose le sue vignette su “Cuore” dove irrideva l’agonia di Vincenzo Muccioli), un po’ come lo stile di quelli di “Charlie Ebdo”.
La satira, a parer mio, deve essere graffiante, irriverente ma di fronte a certe tragedie e ai morti si deve fermare.

Cosa pensi della politica italiana oggi?

Esiste politica oggi? La Prima Repubblica, con tuti i suoi difetti, annoverava tra i suoi esponenti fior fiore di statisti.
All’opposizione avevamo nientemeno che Almirante e Berlinguer e, via via, si passava per i vari Malagodi, La Malfa (padre!), Fanfani, Andreotti, arrivando fino al PSI di Bettino Craxi, ultimo vero statista. Erano, insomma, uomini con cultura politica.
Oggi abbiamo dei “parvenue” senza nessuna storia e con nessuna cultura politica. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

E dell’Europa?

L’Europa, che per noi giovani di “destra” fu un sogno, era quella dei popoli, unita da una politica comune nel rispetto dei confini e delle tradizioni. Non certo quella dei banchieri e delle lobby.

La satira è specchio della società?

Più che uno specchio ne è, o dovrebbe esserne, la “coscienza critica”.

Questa é terribilmente bella!

Si, anche se avrebbe reso meglio coi lupi nell’ovile…

Qual è, a parer tuo, la linea tra “satira” e “sarcasmo”?

Sarcastica può essere una sola battuta, una risata, un’espressione del viso.
Il vignettista, in realtà, fotografa mentalmente un evento, una notizia e, come se scrivesse un articolo lo sintetizza con un disegno e una battuta.

A chi dicesse che è razzismo cosa risponderesti?

Che non è sicuramente una vignetta “xenofoba” per ispirare odio nei confronti di chi ha la pelle diversa dalla nostra. Certamente si sottolinea la differenza culturale ed etnica tra africani, orientali, medio-orientali ed europei. Non sono compresi gli eschimesi perché non usano entrare clandestinamente in casa d’altri!
Si sottolinea un’innaturale migrazione, spesso clandestina, che ha tutto il sapore di un tentativo di sostituzione etnica.

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