Concorso internazionale,

QING TING ZHI YAN, di XU Bing

Cina, Stati Uniti  ·  2017  ·  DCP  ·  Colore  · 81′

« Ciascuno di noi viene seguito da telecamere di sicurezza in media 300 volte al giorno. Questi «occhi» che vedono tutto osservano anche Qing Ting, una giovane donna, mentre esce dal  tempio buddhista dove si sta preparando per diventare suora. Torna al mondo reale per lavorare  in una fabbrica di latticini altamente meccanizzata, dove un tecnico, Ke Fan, si innamora di lei. Nel tentativo di piacerle, Ke Fan infrange la legge e finisce in prigione. Scontata la pena, non riesce a ritrovare Qing Ting e la cerca disperatamente, fino a scoprire che la ragazza si è reinventata come celebrità del web con il nome di Xiao Xiao. Ke Fan decide a sua volta di reinventare se stesso. »

Si, vivere in Cina, sotto un regime che limita tantissimo le libertà e i diritti umani, decisamente stimola la voglia di esprimersi, di fantasticare, di ragionare, di scoprire, di immaginare. Almeno, questo è ciò che concludo vedendo la loro filmografia qui al festival. Tutti film che, naturalmente,   in Cina, vedranno solo pochi intimi del regista. La loro distribuzione è proibita. Solo film di propaganda o legati a filoni commerciali-popolari-musicali, si possono vedere là. E, oggi, un   lavoro di questo regista che, dopo averne avuto l’idea nel 2013, ha potuto finalmente realizzarlo. Prima gli era impossibile a causa delle censure ad internet che non gli davano grandi possibilità di scelta. Ma poi, hacker aiutando, una grande offerta diventa disponibile. Anche e sopratutto, grazie alla possibilità di entrare nei siti delle telecamere di sorveglianza, infinite in Cina (ma anche da noi non si scherza) si sono potute visionare 10’000 ore di riprese. La scelta, ed è questo film. Sintesi e accompagnamento applicata alla storia d’amore che il regista ha voluto raccontarci.

La giovane protagonista si chiama Qing Ting, Libellula, nella nostra lingua. E il titolo, significa appunto gli occhi della libellula. Insetto con vista a 360 gradi, 28’000 occhi, che lampeggiano 40’000 volte al secondo, per guardare il mondo.

Noi, in media, siamo visti dalle telecamere di sorveglianza 300 volte al giorno. Ma non sono lì per guardare il mondo, ma per osservarci e controllarci.

E, racconta il regista, tutti gli attori e staff di tecnici, mano a mano che il film avanzava, uscendo in strada, sui mezzi pubblici, nei negozi, nei supermercati, dappertutto, si sentivano a disagio captando l’esistenza di quello sguardo. Consapevoli della sorveglianza che tutto vede e registra. Si, lo avete capito, è un film da vedere.

 

Concorso internazionale, Teatro Kursaal GLI ASTEROIDI, di Germano Maccioni

Italia  ·  2017  ·  DCP  ·  Colore  ·  91′  · v.o. italiano

« Una provincia industriale, sconfinata, alienante. Un tempo florida, ora profondamente segnata dalla crisi economica. Provincia di campi allargati e capannoni dismessi, è l’universo in cui gravitano Pietro e il suo amico Ivan, diciannovenni in conflitto con la famiglia e con la scuola. Sullo sfondo una serie di furti nelle chiese, compiuti dall’inafferrabile «banda dei candelabri», e l’incombere di un grande asteroide, monitorato dalla stazione astronomica della zona, perché in procinto di passare molto vicino alla Terra. Talmente vicino che un amico un po’ strano, fissato   con questioni astronomiche e filosofiche, è sicuro che precipiterà sul pianeta, annientando l’umanità. E mentre la «fine del mondo» si avvicina, Ivan convince Pietro a essere suo complice per l’ultimo furto. »

Dopo una ventina di minuti me ne sono uscito. Non mi coinvolgeva, non mi interessava. E, sopratutto, la recitazione, sopratutto quella di Cosmos che sembra una parodia del Gassmann che fa la parodia di se stesso. E di quasi tutti gli altri, da Del Bono in là. Per me, la sua, come quella di molti dei personaggi rappresentati, non è recitazione, è parlare come fossero nel loro quotidiano, ma senza anima né voglia di trasmettere sensazioni, emozioni, empatia allo spettatore. Perfetta rappresentazione recitativa di giovani che, oltre ad essere in conflitto con la famiglia e la scuola, lo sono anche con il cinema ed il teatro….

Andateci solamente se, per pigrizia e rassegnazione, ricordando capolavori che non sono questo, scegliete solo i film in lingua italiana.

Desio Rivera