Trovo personalmente stranissimo che i professori di storia siano così accesi d’indignazione contro una proposta come quella della civica, che si potrebbe sintetizzare con la frase: “Conoscenza delle istituzioni del Paese in cui volenti o nolenti siamo chiamati a vivere”. È come se qualcuno dicesse che non gli piacciono più le lingue, o la matematica, o nella più malaugurata delle ipotesi “se ne frega” e perciò vuole votare contro.

In realtà il discorso appare difficilissimo da far capire. Le materie sono sempre state un affastellare di concetti, utili o meno, fra i quali se ne trovano però alcuni che chiamiamo basilari, senza i quali non si può procedere, perché mancherebbe il supporto per il ragionamento. Se per le lingue manca il senso dei tempi verbali, presente, passato, futuro (che sono delle nozioni!) non è possibile l’acquisizione di una padronanza sicura e la comprensione di un testo è compromessa. Per la civica o educazione alla cittadinanza è la stessa cosa: non si può dire “Governo ladro” se nemmeno si sa che cosa sia e che cosa faccia, soprattutto in tempi difficili come i nostri.

In uno dei miei “post” (21 agosto) ho presentato un elenco di quelli che sono attualmente nel Ticino gli obiettivi della civica. Se volete andate a rivederli, con l’avvertenza che i docenti di storia ne appaiono soddisfatti. Magari non trattano queste cose difficili, ma non vogliono cambiarle con cose più comprensibili. Capisco il perché: se si ponesse mano alla revisione dei programmi vigenti (e non solo di storia e civica) ci si addentrerebbe in un ginepraio. Meglio, molto meglio andare avanti senza nozioni, certe perché comprensibili. Tanto, alla fine chi controlla se il docente ha potuto “utilizzare fonti e materiali storici per esplorare il contesto socio-culturale e le forme della convivenza civile?”.

Pensateci. Ogni materia ha delle chiavi per la conoscenza. Siamo sicuri che nelle nostre scuole non siano arrugginite?

Franco Cavallero