Ho proposto all’amico Bruno Balestra, già procuratore generale e illustre sostenitore del NO alla Civica (anzi alla “Malacivica”, termine coniato da Remigio Ratti), di scrivermi un articolo in esclusiva per Ticinolive. Non solo egli ha cortesemente accettato, ma l’ha fatto, e l’ha fatto in fretta. Con piacere e rispetto pubblico qui il suo contributo.

Tutto bene? Sì, certamente, ma una cosa vorrei aggiungere. Io spero che Bruno perderà!

Voto no all’iniziativa perché credo fermamente nei “valori” democratici del nostro Paese.

Valori è una bella parola ma vuota, addirittura parole più “ concrete” come abitazione o abito assumono significati diversi legati all’esperienza, dalla caverna fino alla casa odierna, dal cappotto pesante, che portavo da bambino, alle attuali fibre calde ma leggere. Abitudine ha la stessa origine di abito e abitazione, sono i comportamenti automatici che “continuiamo ad avere e abitare” e che abbiamo appreso dall’esempio e dall’esperienza. Impariamo dall’esperienza, deduciamo nuovi comportamenti e progrediamo. Questi principi della logica aristotelica sono stati la base del pensiero scientifico e le recenti conoscenze neuro-scientifiche convergono con la pedagogia a conferma dell’importanza dell’esperienza che oltrepassa il pensiero astratto per incarnarsi nel vissuto di ognuno. I valori non basta spiegarli a parole perché le nostre scelte sono prevalentemente determinate da aspetti inconsci appresi con vissuti piacevoli o meno che radicano le nostre ragioni.

Se l’obiettivo è il voto, premio o castigo imposto dall’alto, è più difficile appassionarsi e incuriosirsi, si ricorderà il giudizio più che il modo di riflettere. È quello che si chiama condizionamento pavloviano. Un modo, per tornare ai miei valori, che non ritengo né rispettoso della dignità dell’allievo né utile per avere gli strumenti per scegliere a favore della democrazia. Credo piuttosto nell’esperienza pratica del dialogo comune e della riflessione costruttiva con qualcuno che, invece di giudicarmi perché non penso come lui, mi aiuta nel ragionamento. In 20 minuti alla settimana c’è al massimo il tempo di imporre l’indice e le definizioni dei temi non quello di ragionare sull’origine, difficile peraltro senza il concorso critico della storia. Per questo di fatto resta un indice da memorizzare per il voto senza il tempo di leggere il libro. Non saper dedurre lo spirito delle tradizione porta a tradirlo, non a tradurlo nell’esperienza del presente. La premessa del convivere civile implica la fiducia nel patto di reciproco rispetto e la responsabilità che non è il controllo dell’obbedienza. Patto deriva da “foedus” come fede e federale e si impara con l’esempio e l’esperienza fra diversi. So che c’è da lavorare per migliorare l’educazione alla cittadinanza responsabile proprio per questo credo che reimporre vecchie ricette, senza considerare la riflessione a 360° sulle esigenze odierne per salvaguardare la libertà democratica, rischi di indurre a vecchi errori. Se domandiamo agli adulti dubito che le loro conoscenze di civica derivino dalle nozioni scolastiche apprese sui banchi, non vi sono dati statistici se non il loro assenteismo, determinato fors’anche dalla sfiducia nell’esempio quotidiano. Di sicuro per convergere negli obiettivi dell’art 2 della legge della scuola, le scelte del mondo di oggi impongono il coraggio di un’educazione molto più integrata fra tutte le discipline e non ancor più frammentata. La scuola non è l’unico esempio che ricevono i giovani forse possiamo fare di più come genitori e cittadini?

Bruno Balestra

Esclusiva di Ticinolive