Pubblicato come “Opinione” sul CdT e riproposto per gentile concessione

Il prossimo 24 settembre votiamo sulla civica e sul testo di Legge preparato dalla Commissione speciale Scolastica del Gran Consiglio. Quando nel 2013 fu lanciata l’iniziativa a monte del testo elaborato dalla Commissione ho avuto modo di scrivere che „uno studente liceale può prendere la maturità conoscendo perfettamente il calcolo infinitesimale e la geometria euclidea, ma senza sapere chi sia e “che cosa faccia nella vita” chi poi firma il suo diploma“. Mi basavo sul vissuto quotidiano da studente liceale, mentre con le opportune evidenze scientifiche aveva già suonato il campanello d’allarme il rapporto SUPSI „Cittadini a scuola per esserlo nella società“ del 2012.

In un sistema partecipativo come il nostro è fondamentale che chi è chiamato a votare ed eleggere sia nella condizione di poter adempiere questo compito. Alla luce del rapporto SUPSI e di alcuni servizi giornalistici che ancora recentemente hanno provato a sondare il terreno, non possiamo più dare per scontato che queste conoscenze vi siano o – peggio ancora – far finta di poter andare avanti come fatto finora senza porre dei correttivi.

La proposta votata dal parlamento ticinese a larghissima maggioranza (70 deputati provenienti da tutte le forze politiche) intende istituire la materia separata civica ed educazione alla cittadinanza, con un suo voto e una dotazione oraria minima di due ore mensili, ricavandone il tempo necessario dalla storia. Ecco spiegato il gran fervore con cui alcuni docenti di storia si oppongono alla modifica di Legge in votazione. Tuttavia se già oggi la civica viene insegnata correttamente, e fortunatamente sono in molti a farlo, la storia non si vedrà privata delle sue ore visto che il quantitativo previsto è paragonabile all’attuale.

Per chiarire un aspetto troppo facilmente strumentalizzato, „una dotazione oraria minima di due ore mensili“ non significa che la Commissione scolastica voglia creare una lezione con due sole ore al mese e poi arrivederci al mese prossimo. Come Commissione abbiamo infatti lasciato la libertà organizzativa al DECS, che potrà quindi anche condensare le ore di civica in un unico semestre o anno scolastico.
Ma la civica non è storia. La civica e il diritto tutto è un prodotto della società e quindi frutto di determinati processi storici, che però vive e fonda la sua ragion d’essere nell’attualità quotidiana e che quindi merita di essere studiata come tale. Ciò non toglie che se alcune evoluzioni sono indispensabili potranno comunque essere sempre riprese dai docenti, cui rimane la libertà didattica, allo stesso modo in cui avviene nelle facoltà di diritto.

La necessità odierna è però quella di capire come funzionano le istituzioni, con quale iter una nuova legge viene emanata. Si fa un gran parlare di lobby e gruppi di interesse e spesso si leggono lamentele di scarsa trasparenza. A chi fa politica risulta evidente come le istituzioni siano mosse (in modo anche visibile) da interessi contrastanti che a volte si ritengono preponderanti e altre volte meno. Se una proposta arriva da un determinato attore politico, in un determinato momento e in una determinata forma non è frutto del caso ma di precise logiche e interessi di parte, identificabili in ogni votazione.

Se saper distinguere un Parlamento da un Governo e conoscerne i relativi ruoli è nozionismo, allora si voti pure contro. Non la pensano così i giovani, cui possiamo dare ascolto e che tramite il Consiglio cantonale hanno più e più volte trattato il tema e ribadito la volontà di un potenziamento e miglioramento della civica nelle scuole (precisamente negli anni 2001, 2004, 2008, 2013, 2014 e 2017). Ecco quindi che nell’urna imbucherò un SÌ chiaro e convinto alla civica.

Fabio Käppeli, deputato PLR in Gran Consiglio e membro della Commissione speciale Scolastica