Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata

Gaudio per tutta la Svizzera italiana. Dopo quasi un ventennio siamo nuovamente rappresentati nel Governo svizzero. Oltretutto in un momento delicato per la coesione del Paese, confrontato con diversi temi sui quali le accese, profonde divergenze minacciano di fragilizzarci.

Dopo l’esplosione di soddisfazione, i rallegramenti, le celebrazioni che servono anche a stemperare lo stress di questi ultimi mesi, iniziano gli impegni. Prima di parlarne credo che come ticinesi dobbiamo una parola di ringraziamento a Fulvio Pelli che in cabina di regia ha fatto pesare la sua autorevolezza e credibilità nei confronti di un partito svizzero che non ha dimenticato di dovergli parecchio e ha attivato anche la sua rete di relazioni nell’ambito dell’establishment della Svizzera tedesca.

Ignazio Cassis ha giurato fedeltà alla Costituzione e quindi si è messo al servizio di tutti gli svizzeri. Ha assunto però esplicitamente ed implicitamente degli impegni particolari nei confronti della Svizzera italiana che derivano dal fatto di essere ticinese. Il primo è quello di cercare di approfondire le ragioni di un innegabile malessere cantonale che si è più volte espresso nelle votazioni federali. Ci aspettiamo che apra un colloquio il più approfondito ed esteso possibile con le componenti della nostra regione, dimenticando gli atteggiamenti negativi e certe carenze in Ticino nell’appoggio alla sua candidatura. Un uomo di Stato deve avere memoria ma non può permettersi risentimenti. La bizzarria di chi gli chiedeva atteggiamenti che avrebbero fatto di lui un buon socialista, cosa impossibile per l’aspirante a un seggio liberale in Governo, fa parte del folclore. Parimenti atteggiamenti dettati dalla volontà di ripicca non sono che espressioni di immaturità politica.

I temi più controversi che ci concernono li conosciamo. Il delicato rapporto con l’Italia, o meglio con i Governi italiani distratti da gravi problemi interni. Berna, sempre ammaliata dalle retoriche espressioni di fratellanza tra le nazioni e incline a credere a scadenze mai mantenute, dovrebbe rendersi conto della diversità delle realtà.

Le motivazioni di reazioni ticinesi – anche governative – non andrebbero giudicate con inadeguato inflessibile rigore e legalismo ma cercando di comprenderci tenendo conto di quelle che definiremmo le «condizioni ambientali» ed il cumulo di inadempienze. Il problema dei frontalieri – senza i quali, è giusto riconoscere, l’economia ticinese non potrebbe funzionare – va concretamente sdrammatizzato nell’interesse di entrambe le parti, anche evitando esasperazioni e padroncini. La diffidenza di molti di noi dinanzi ad un atteggiamento di timoroso vassallaggio nei confronti delle contestabili e discutibili pretese europee. Le preoccupazioni per l’esposizione nostra quale zona di frontiera verso uno dei maggiori canali dell’immigrazione illegale, immigrazione per il momento diminuita ma per la quale si possono aspettare recrudescenze pesanti e durature. L’insoddisfazione (vedi votazione sulla tassa per la televisione) per una RSI che pure in questa occasione, dimentica del suo compito, non ha certo brillato nella giustificazione anche culturale di una nostra presenza in Governo. Su questi e sugli altri problemi del cantone chiediamo al nostro consigliere federale un impegno particolare.

Riassumendo: cercare di capire le ragioni (magari talvolta esagerate) del malessere che spesso esprimiamo e, dopo averle giudicate e valutate pure con il distacco imposto dalla sua funzione di magistrato, farsi valido interprete dei nostri sentimenti.

Il consigliere federale Cassis è arrivato alla politica non tramite giovanili passioni per convinzioni e ideologie, ma più tardi in modo pragmatico. Ciò lo dovrebbe facilitare, in virtù anche della sua naturale duttilità, a comprendere per raggiungere auspicabili consensi generali o di larga ragionevole maggioranza, ad essere la componente federalistica che mancava al Governo di prima, ad evitare negligenze dannose e giudizi affrettati sui nostri atteggiamenti. Gli auguriamo tanto successo, nel suo, ma anche nel nostro, interesse.

Tito Tettamanti