Valeriy Vaisberg, Responsabile della Divisione Ricerche di GK Region; Urbano  Clerici, Deputy Chairman & CEO Coeclerici Commodities SPA; e Petr Reschikov, CEO Cetractore Energy Gmbh; e Marco Passalia, General Secretary Lugano Commodity Trainer, dissertano di petrolio, carbone, materie prime e aumento di prezzi.

57 dollari al barile. Questo l’aumento del petrolio nei prossimi mesi. La Russia ha sostenuto le quote perché la diminuzione die valori nominali compenserebbe i valori dell’aumento del prezzo; attualmente però l’accordo è in corso ormai da un anno, non continuerebbe in eterno, perciò vi sono meccanismi da mantenere, altri da eliminare.

In Russia, come in America, il settore petrolifero è privatizzato, cinque o sei anni or sono, le società acquisirono le concessioni per le privatizzazioni, richiedendo garanzie. In Russia vi è l’attuale convinzione che non si possa mantenere le quote ora (a differenza del 2016 quando, per una diminuzione degli investimenti, esse furono ridotte) le società ora continuano ad investire, rispondendo agli interessi sia delle private aziende che dello stato.

Nel 2017 anche i prezzi di raffinazione aumenteranno, i prezzi dovranno pertanto essere rispettati sia per quanto riguarda le aziende private che lo stato.

Discorso medesimo per il Carbone, il cui prezzo è piuttosto alto di questi tempi, nonostante i tentativi di ridurne il consumo. La Russia esporta, come da tradizione storica, molto carbone. 120 anni di storia, un ufficio aperto a Mosca; dalla competizione mondiale, al raggiungimento della sede in Siberia,