Un attacco ai nostri valori di libertà e di democrazia

Dopo i ripetuti e drammatici attacchi contro la comunità ebraica francese, adesso anche i giornali della cosiddetta stampa progressista, radical chic e della “gauche caviar”, solitamente poco inclini a denunciare questi episodi, prendono atto di un fenomeno tanto plateale, quanto inquietante. Lo ha fatto recentemente, lo scorso 1° novembre, anche il quotidiano “Le Monde”, scrivendo che “l’antisémitisme ‘du quotidien’ s’est ancré et se propage”. Nella sua inchiesta, il giornale ha messo in evidenza l’esodo degli ebrei francesi, innescato da questo “quotidiano antisemitismo”, soprattutto nelle zone con una forte presenza di popolazione islamica. Si calcola che un terzo degli atti di razzismo in Francia sia compiuto contro la comunità ebraica, che però rappresenta meno dell’uno per cento della popolazione francese, che assomma a circa 67 milioni di abitanti.

Episodi sconcertanti

Del fenomeno si sono ultimamente interessati anche altri organi di stampa, come gli italiani “Corriere della Sera”, “il Giornale” e “il Foglio”, che nei giorni scorsi hanno evidenziato alcuni episodi e dati sconcertanti. Dei 350’000 ebrei della regione parigina, sarebbero 60’000 quelli che negli ultimi anni hanno traslocato, abbandonando i quartieri difficili, e si calcola che nel 2015 siano stati oltre 8’000 gli ebrei francesi che sono andati a vivere in Israele. In altri Paesi, come la Gran Bretagna, si starebbe assistendo ad un fenomeno analogo, sebbene in proporzioni meno marcate rispetto a quelle della Francia, paese che, con 500’000 fedeli, praticanti e no, annovera la più importante comunità ebraica.

Insomma, la comunità ebraica, parte integrante della nostra storia, della nostra cultura e delle nostre società occidentali rischia bellamente di essere nuovamente minacciata, quando non addirittura scacciata, dopo le immani tragedie e gli annientamenti vissuti nella seconda guerra mondiale.

Evoluzione intollerabile

Gli episodi francesi degli ultimi anni sono sconcertanti. Si va dai mortali accoltellamenti, ad opera di islamisti, contro allievi e docenti di una scuola ebraica, all’uccisione nel gennaio 2015, da parte dell’islamista Coulibaly, di quattro ebrei nel supermercato kasher di Vincennes, ad atti di delinquenza comune mescolati all’antisemitismo (nello scorso mese di settembre una coppia di un quartiere parigino è stata violentemente aggredita in casa, sentendosi urlare “siete ebrei quindi siete ricchi”), all’atroce tortura e all’uccisione, nel 2006, del giovane ebreo Ilan Halimi, alla paura addirittura di indossare la Kippà in certi luoghi pubblici. Tutto ciò è assolutamente intollerabile per delle società a democrazia liberale, che negli ultimi anni, sotto la spinta di incontrollati e imponenti flussi migratori, provenienti principalmente dal Nord Africa, hanno però malauguratamente accettato compromessi e cedimenti inqualificabili, in nome del solito e pernicioso dogma del multiculturalismo (una sorta di comunitarismo di cosiddette culture diverse), che dovrebbe invece essere definitivamente cestinato, se non si vuole soccombere su tutta la linea, perdendo non solo l’identità culturale, ma anche le nostre libertà e i nostri diritti-doveri individuali, rischiando magari di costruire società separate in uno stesso Paese.

Attacco a Verdun

Non può essere accettato che per compiacere a certuni si rinunci, solo perfare un piccolo esempio, a simboli e riti che fanno parte della nostra cultura, della nostra tradizione e del nostro vissuto collettivo. Sentire che certe scuole di paesi europei vogliono cancellare i riti del Natale per non urtare la sensibilità degli allievi musulmani è assurdo e stupido, oltre a denotare una profonda e squallida debolezza. Con questi presupposti, non c’è dunque da stupirsi se lo scorso 10 novembre, a Verdun – ancora in Francia, guarda un po’ !-, due uomini sono entrati in un convento di suore Carmelitane, interrompendo con veemenza le preghiere al grido di “Allah Akbar”, avvertendo inoltre le suore che sarebbero finite all’inferno se non si fossero convertite all’islam. Due pazzi o forsennati che hanno perso il ben dell’intelletto? Neanche per sogno. I due erano segnalati alla polizia come radicalizzati e scientemente hanno deciso di commettere certe nefandezze.

Siccome i due fondamentalisti non hanno sgozzato nessuno, come invece fatto sempre, in nome di Allah, in Normandia da loro correligionari, nei confronti di padre Hamel, ecco che per troppi e colpevoli benpensanti costoro non devono destare particolare preoccupazione. I due, dunque, sono stati arrestati solo per “violenza psicologica”, senza subire di fatto alcunché. Siamo proprio messi bene!

Fossero stati cristiani…

Provate però ad immaginare cosa sarebbe successo se due esagitati cristiani avessero fatto un’analoga operazione in una mosche iraniana o saudita. Poco ma sicuro che i due malcapitati non esisterebbero semplicemente più come essere viventi, perché nei loro confronti sarebbe stata eseguita una subitanea quanto inoppugnabile condanna a morte. Con buona pace di molte ormai inutili e colpevoli organizzazioni internazionali.

Il paragone è estremo, ma dalla Francia giunge un allarme, che sarebbe da incoscienti non considerare, che ci tocca tutti e che investe le nostre libertà e i nostri diritti individuali.

O qualcuno fa finta di non capire?

IRIS CANONICA

(dal Mattino della Domenica)