Il sondaggio sull’iniziativa NoBillag è molto preoccupante

Il PPD, molto giustamente a nostro avviso, gioca all’attacco. Nel suo stato attuale traballante e precario è la mossa migliore che possa fare. Il Gigante dell’informazione di Stato è visibilmente in affanno, nonostante gli giungano aiuti e sostegni (ma quanto sinceri?) da ogni parte. Canetta promette ma (diciamolo pure) nessuno gli crede.

Si ha l’impressione che contro la “cittadella assediata” si sia innescato un meccanismo – per effetto psicologico incontrollabile – di rifiuto.

PS. Visto che incominciano a piovere sulla Rsi richieste ultimative, avrei anch’io la mia proposta da fare. Rendano pubblici i loro stipendi, in alto e in basso. Così potremo verificare se c’è dumping salariale.

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Il PPD Ticino ha preso atto con preoccupazione dei risultati dell’ultimo sondaggio relativo all’iniziativa popolare NoBillag. Il netto sostegno all’iniziativa è un indice che va tenuto in debita considerazione e che non può essere banalizzato. L’approvazione di NoBillag metterebbe in seria discussione l’esistenza della SSR e, in ogni caso, pregiudicherebbe drasticamente la voce della Svizzera italiana nel panorama mediatico-culturale svizzero.

Nei prossimi mesi il PPD non si tirerà indietro e farà la sua parte, con la convinzione che un ente radiotelevisivo pubblico sia indispensabile per il corretto funzionamento della nostra democrazia e per assicurare la pluralità culturale alla base del nostro Paese. Per essere efficaci e riuscire a convincere la popolazione, tutti però devono fare altrettanto, compresa la SSR (e quindi la RSI), che deve evitare di fornire su un piatto d’argento argomenti ai sostenitori dell’iniziativa. È per esempio totalmente anacronistico, e finanche provocatorio, che la maggioranza dei dipendenti della SSR (in Ticino della RSI) non paghino il canone radiotelevisivo. È come dire che i dipendenti pubblici possono beneficiare di uno sconto sulle imposte o che ricevano un sussidio dello Stato per pagarle; nessuno accetterebbe e mai si sognerebbe di fare una simile proposta.

La SSR è un ente pubblico e dal 2019 il canone diventerà di fatto un’imposta universale e in quanto tale va pagata da tutti. È quindi un problema di credibilità e di esempio: come si può chiedere a tutta la popolazione di fare uno sforzo finanziario per sostenere la nostra Televisione, se i primi a non compiere questo sforzo sono i dipendenti della SSR?

Il PPD Ticino si appella quindi alla RSI e alla sua Direzione affinché, da subito, senza attendere la revisione del CCL o altre scappatoie pretestuose, sia soppresso il pagamento del canone dei dipendenti da parte dell’azienda. Un gesto di responsabilità indispensabile, in un momento in cui la sopravvivenza di questo importante Ente radiotelevisivo risulta seriamente messa discussione, così come la pubblicazione del sondaggio sta a dimostrare.

Questo passo verrebbe visto dalla popolazione come un atto concreto di buona volontà e di responsabilità da parte della Direzione e andrebbe a beneficio dell’immagine dell’Ente radiotelevisivo che tutti assieme dobbiamo difendere. Ogni azione che getta luce positiva sulla nostra Televisione, oggi più che mai, andrebbe a diretto vantaggio anche delle migliaia di persone che rischiano seriamente il loro posto di lavoro.

Il PPD Ticino, a scanso di equivoci, non farà dipendere la sua posizione, o il suo impegno a sostenerla, dall’esito della presente richiesta. In questa fase delicata per il futuro dell’informazione in Svizzera è però importante che ognuno si assuma le proprie responsabilità e faccia la sua parte nello sgomberare il campo da pericolose insidie e bucce di banana.

Partito popolare democratico