È ufficiale da oggi, le Officine FFS di Bellinzona si trasferiranno in uno stabilimento industriale di 100’000 metri quadri ma senza dire addio al Ticino e senza licenziamenti drastici. Il personale verrà ridotto da 400 a 230 ma attraverso “una fluttuazione naturale” che avverrà comunque entro il lontano 2026.

La comunicazione è stata veicolata attraverso una conferenza stampa avvenuta in presenza di diverse autorità cantonali e comunali nonché il CEO delle FFS Andreas Meyer. Le parti coinvolte hanno firmato una lettera d’intenti mirata a mantenere la presenza industriale delle FFS nel territorio ticinese attraverso un investimento di circa 360 milioni di franchi, un terzo dei quali verranno forniti dal Cantone e dalla Città. Nel caso in cui l’azienda dovesse cambiare idea, la lettera prevede anche una penale finanziaria che dovrà pagare al cantone.

La nuova costruzione dovrebbe sorgere nella zona di Castione-Arbedo, Bodio o Biasca, non è ancora nota la location definitiva. Meyer ha descritto così l’innovativo progetto tecnologico: “Vogliamo realizzare lo stabilimento più moderno d’Europa per la manutenzione dei nostri treni più moderni, tra cui il nuovo “Giruno””. Il progetto infatti prevede la creazione di un vero e proprio parco tecnologico che ospiterà numerose aziende e che si prevede avrà un ottimo impatto dal punto di vista occupazionale grazie alla creazione di numerosi posti di lavoro.

Il sindaco di Bellinzona Mario Branda ha così commentato la novità, esprimendo una cauta soddisfazione: “Quello di oggi è un momento solenne, ma non ancora un momento di festa. È una buona soluzione che guarda nel futuro lontano, ma potremo parlare di festa quando saranno realizzati tutti gli impegni che abbiamo assunto con la firma della dichiarazione d’intenti”.

Decisamente meno contento è invece il presidente dell’associazione “Giù le mani dall’Officina” Gianni Frizzo, secondo il quale erano stati presi degli accordi perché le attuali officine “avessero una prospettiva futura”. Frizzi ha dichiarato a Ticinonline: “Oggi si fa credere che queste prospettive non ci fossero, quando invece la manutenzione dei treni moderni si poteva prevedere anche nella sede attuale. Il fatto è che c’è la volontà di sviluppare in maniera diversa il comparto in questione. Ma perderemo posti di lavoro”.