Recarsi a vedere la mostra “IL PARADISO DI CUNO AMIET da Gauguin a Hodler da Kirchner a Matisse” con 70 dipinti e 60 opere su carta, è un po’ come spalancare una porta o mettersi in ascolto di una melodia conosciuta, ma per sentito dire.

Arriva per la prima volta in Ticino, in area italiana la pittura di Amiet. Dal 22 ottobre 2017 e fino al 28 gennaio 2018 l’artista svizzero Cuno Amiet nato a Soletta nel 1868 e morto a Oschwand nel 1961) farà bella mostra delle sue opere al Museo d’Arte di Mendrisio e, come recita il comunicato stampa “è – nella scia di Ferdinand Hodler – tra le personalità più rappresentative dell’arte svizzera della prima metà del Novecento, probabilmente dopo Hodler la più conosciuta. Se Hodler impersona l’identità artistica svizzera dello scorso secolo in area germanofona, Amiet può essere indicato come la figura di riferimento in area francofona. Amiet e Hodler erano colleghi in stretto rapporto – per un certo periodo di tempo anche amici – e molto sensibili l’uno verso l’altro in termini artistici, con l’esempio trainante del più anziano tra i due, vale a dire il pittore svizzero-tedesco“.

Il grande pittore svizzero, vissuto a cavallo di due secoli lontanissimi tra di loro, l’ottocento ed il novecento, che si distinse appunto per essere uno dei fondatori dell’avangurardia artistica svizzera ma sempre con una grande vocazione europea ( anche nell’uso dei colori), viaggiò alla volta di Parigi, della Bretagna e di quei maestri che tanto lo appassionarono, come appunto Gauguin. E cosi si trovano capolavori della pittura di Amiet come Ragazza bretone sotto gli alberi (1893), le tre versioni di Paradiso (quella, celebre, del 1894-1895, l’olio del 1900-1901 e l’ultima del 1958), Doppio ritratto (1903), Natura morta floreale (1904), Studio per “le ragazze gialle” (1905), ammirato da Kirchner, La ragazza gialla (1907), La raccolta delle mele (1907), Nudo femminile sdraiato con fiori (1912), Autoritratto davanti a un dipinto del giardino (1919),   Liette (1932) in continuo confronto con il mondo artistico contemporaneo di quegli anni tra cui Matisse, Gauguin e molti altri.  

La voglia di colore, la qualità cromatica, l’uso della sperimentazione come vibrazione compositiva, fanno di Amiet e del suo lavoro un appassionato amante della vita, vissuta con armonia, pace e serenità che ben si evince dalle opere in mostra. In un mondo sempre più confuso, ecco quindi che questa mostra e la pittura di Amiet,” solidificano” con il colore, la natura e la sua bellezza, la luce e l’occhio benevolo della vita.

La mostra, curata da Simone Soldini che è anche il direttore del museo con Franz Muller, curatore dell’opera del post impressionista Amiet e dei suoi cataloghi sin dal 1960, offre un occhio discreto sulla sua produzione che con animo sincero ricostruisce tutto il percorso pittorico dell’artista.

Per concludere, si segnala che a livello ticinese,  la mostra può contare sulla collaborazione di tutti i principali musei come segnalato nel comunicato stampa: MASI, Lugano;  Pinacoteca Casa Rusca, Locarno;  Museo comunale di Ascona; Fondazione Braglia, Lugano, i quali  hanno  permesso di organizzare un unicum in territorio ticinese, prestando  le proprie opere, veri capolavori  delle  loro  collezioni. In particolare  anche  a  completamento  della sezione più interessante della mostra, quella dedicata ai confronti.  Mettere a confronto infatti la produzione di Amiet e quella coeva internazionale permette allo spettatore, in particolare turisti della vicina Italia, a curiosare tra la produzione di un pittore svizzero spesso poco conosciuto, come Amiet proprio in Canton Ticino.
Cristina T. Chiochia